Se un anno fa indossare la mascherina o mantenere il distanziamento ci sembrava una regola assurda o difficile da rispettare, oggi questa è la nostra nuova normalità. Se abbiamo imparato a rispettare le regole, ci sono ancora delle piccole leggerezze, di cui non ci rendiamo nemmeno conto, che commettiamo ogni giorno che ci mettono a rischio contagio. Il Guardian ha intervistato virologi, psicologi e specialisti della salute pubblica per capire quali sono gli errori più comuni.

Compiere azioni non esplicitamente vietate – Spesso ci concentriamo su ciò che è esplicitamente vietato tralasciando che quello che non lo è potrebbe essere pericoloso. Ad esempio: non c’è un divieto a incontrare persone che non facciano parte del nucleo familiare, ci sono solo raccomandazioni a evitare di farlo. Ed è proprio lì l’insidia. Frequentare amici, conoscenti, lasciar entrare in casa persone estranee alla famiglia come baby sitter o addetti alle pulizie significa andare incontro a occasioni di contagio. Un concetto difficile da far capire soprattutto ai più giovani.

Fidarci di chi dice “sono stato attento” – C’è l’abitudine a promettere di essere stati attenti. Questa promessa è spesso una menzogna: uno studio americano su 551 adulti ha fatto emergere che tra questi un quarto tra loro ha mentito sulle pratiche di allontanamento sociale o fisico e, tra coloro che avevano contratto il Covid-19, il 34% ha negato di avere sintomi. Spesso però non si tratta di cattiveria ma della convinzione di essere stati davvero attenti, trascurando le leggerezze riportate appunto in questo articolo.

Stare vicino a chi non ha la mascherina – Capita magari nell’ambiente di lavoro di stare vicini a qualcuno che magari sta fumando o che per qualche motivo ha abbassato la mascherina. Anche solo se si sente l’odore dell’alito di questa persona vuol dire che se si tratta di un positivo al Covid, questa potrebbe infettarci. “Il virus – ha detto Julian Tang, virologo clinico e professore associato onorario nel dipartimento di scienze respiratorie dell’Università di Leicester – dipende dalle persone e dalle loro risposte immunitarie, ma se si resta abbastanza a lungo di fianco a una persona infetta senza protezione, si può inalare abbastanza aria da potersi infettare”.

Ricambi d’aria frequenti – Nei luoghi chiusi è indispensabile ventilare spesso l’ambiente. Questo non vuol dire che basta aprire ogni tanto la finestra: è necessario che l’aria venga continuamente ricambiata. Per intenderci: c’è bisogno che passi il vento attraverso quella stanza. Gabriel Scally, professore di Salute Pubblica presso l’Università di Bristol ha detto al Guardian: “Come suggerisce il termine ‘ventilazione’, deve esserci del vento. Questo è fondamentale in ogni luogo chiuso, dagli uffici ai negozi alle case”.

La teoria del formaggio Svizzero – Ogni dettaglio per la difesa contro il Covid è un tassello in più che va aggiunto agli altri: le mascherine, le distanze e il vaccino, messi insieme possono essere una buona difesa. Una sola alla volta ci rendono più vulnerabili al Covid. È questa la cosidetta teoria del Formaggio Svizzero: le precauzioni messe insieme son come tante fette di formaggio svizzero, quello con i buchi: la prima tappa i buchi della seconda, la seconda della terza e così via. Un modello di causalità degli incidenti che il virologo Ian M. Mackay ha applicato al coronavirus proprio per spiegare che nessun intervento singolo è efficace, ma più interventi contemporaneamente sì.

L’aria aperta non è un luogo sicuro – Evitare incontri al chiuso e preferire quelli all’aperto è sicuramente meglio. Ma non ci rende immuni dal contrarre il Covid. Basta infatti che qualcuno tolga la mascherina o che questa non sia perfettamente aderente al volto e il contagio avviene anche all’aperto. “Per esempio se si sta in fila per l’autobus per tanto tempo, vicino a qualcuno che ha il virus, lo si potrebbe inalare senza rendersene conto perché il virus non sa di nulla”, ha fatto notare ancora al Guardian Julian Tang, invitando tutti a mantenere l’attenzione sempre alta per strada. Stessa cosa per quanto riguarda gli assembramenti di folla a cui stiamo assistendo in Italia durante i bei weekend di sole.

Non indossare i dispositivi di protezione correttamente – Abbiamo imparato a indossare la mascherina, lavare spesso le mani e mantenere la distanza. Ma questo non basta se ad esempio la mascherina non copre perfettamente naso e bocca e una non vale l’altra. Per ridurre il rischio contagio gli scienziati sono concordi nel consigliare le FFP2, e c’è chi – come Antony Fauci, virologo a capo della task force contro il Covid alla Casa Bianca – consiglia di usarne due: una chirurgica che aderisca al viso e sopra quella filtrante.

Rilassarsi dopo il vaccino – Dopo il vaccino servono diverse settimana per sviluppare una risposta immunitaria, e inoltre non si sa ancora fino a quando e come si è protetti, né si è certi che essere vaccinati impedisca di trasmettere il virus. Perciò, come ricorda anche la teoria del formaggio svizzero, anche se vaccinati bisogna continuare a usare tutte le precauzioni: distanza, mascherine, lavaggio delle mani.

Chi ha già contratto il Covid può riammalarsi – È vero che questo anno di pandemia ci ha mostrato come contrarre per la seconda volta il virus sia statisticamente più difficile, ma non è impossibile. Soprattutto con le nuove varianti in circolazione stanno aumentato i casi di chi si ritrova a dover rifare i conti con la malattia.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.