Tutto rinviato al prossimo 28 febbraio. È la decisione presa dai giudici della Corte di Appello di Napoli in merito alla richiesta da parte dell’autorità giudiziaria belga di consentire l’estradizione di Andrea Cozzolino, eurodeputato del Partito Democratico che venerdì 10 febbraio era stato raggiunto da un mandato di arresto europeo spiccato dal Tribunale di primo grado francofono di Bruxelles e notificato dai finanzieri del Gico di Napoli mentre si trovava in una clinica del quartiere Vomero per accertamenti diagnostici.

Cozzolino è indagato nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate: i reati ipotizzati sono partecipazione a organizzazione criminale, corruzione e riciclaggio. Dopo una notte trascorsa in carcere nel padiglione ‘Firenze’ del penitenziario di Poggioreale, Cozzolino ha passato gli ultimi due giorni agli arresti domiciliari concessi dal giudice Gabriella Gallucci senza mai usufruire delle due ore di permesso concesse dal giudice.

Questa mattina l’eurodeputato era presente in aula assieme agli avvocati Dezio Ferraro e Federico Conte. Il team legale dell’esponente Dem si è visto accogliere la richiesta di rinvio: il collegio di difensori infatti non ha ancora a disposizione la documentazione a sostegno del mandato di arresto europeo emesso dalla procura belga guidata dal magistrato Michel Claise.

Cozzolino, presente in aula, non ha preso la parola ma “parlerà successivamente” hanno spiegato gli avvocati. Le richieste formulate dal collegio difensivo dell’europarlamentare sono state tutte condivise dalla Procura generale presso la Corte d’Appello di Napoli.

L’eurodeputato, che si è visto revocare dal Parlamento europeo l’immunità, si è sempre dichiarato estraneo alle accuse. Secondo gli inquirenti belgi l’esponente Pd dal primo gennaio 2018 al 15 luglio 2022, in qualità di componente del Parlamento Europeo, presidente dal 2019 della Delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb e co-presidente della Commissione Parlamentare Congiunta Euro-Marocchina, nonché nella veste di componente della commissione speciale Pegasus, avrebbe “indebitamente ricevuto, per conto del Governo del Marocco, verosimilmente da tale Atomun, danaro per esercitare le sue funzioni parlamentari europee in modo da favorire gli interessi del Marocco all’interno del Parlamento Europeo”.

Reati che avrebbe commesso in concorso col suo assistente parlamentare, Francesco Giorgi, e l’ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili, esponente dei socialisti greci e compagna di Giorgi attualmente detenuta in Belgio. Secondo il giudice belga Claise farebbe parte della “squadra” di Pier Antonio Panzeri, l’ex europarlamentare che si è trasformato dopo un accordo con la procura belga nel “grande accusatore”.

(in aggiornamento)

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.