La sicurezza non è di destra né di sinistra. Milano non è un corpo unico e non è più così radiale in termini socio-economici come un tempo. Così, sono tante le criticità di una città con tante realtà diverse come Milano: problemi di traffico, strade e marciapiedi in continua manutenzione e spesso poco illuminati, e nei quartieri periferici e in particolare nei caseggiati di edilizia residenziale pubblica, troppo degrado abitativo, zone con servizi sportivi e di aggregazione sociale e culturale insufficienti, e a macchia di leopardo, diffusione di zone di spaccio e proliferare di bande giovanili. Il turismo anche straniero è esploso aumentando i reati predatori.

I dati su Milano indicano che anche la microcriminalità è organizzata ed è giovanile. In termini normativi esiste il “decreto Renzi-Minniti” del 2017 che prevede anche strumenti specifici e innovativi di intervento a livello locale tramite i “patti di sicurezza” tra Comuni (tramite l’ANCI), le Regioni e il ministero degli Interni. In Lombardia il patto per la Sicurezza Urbana è stato sottoscritto già nel 2019, peccato che da allora non se ne sanno gli esiti. Se si parla di movida l’equilibrio è sempre fra il cosiddetto “diritto al divertimento” e il sacrosanto “diritto al riposo dei cittadini”. La Darsena, che era sostanzialmente un luogo abbandonato, venne risanata e rilanciata ed è diventata un luogo attrattivo rendendo un’area come i Navigli purtroppo anche l’epicentro di fenomeni di disturbo, di violenza e di microcriminalità. Questo ragionamento si può applicare ad altre zone della città, tutte densamente popolate come Porta Venezia, Corso Como, Corso Garibaldi ed altre ancora.

A Milano è cambiata la natura demografica, più di un quinto dei residenti è straniero. Le prime 5 comunità vengono da altri Continenti: egiziane, filippine, cinesi, cingalesi e peruviane. Tutte comunità che vanno coinvolte. Milano genera una parte importante del suo Pil grazie al lavoro dei suoi residenti stranieri. Gli stranieri di tutti i Continenti (un quinto dei residenti) sono partner ideali per lo sviluppo della città e perciò devono fare e dire la loro sulla sicurezza. Il contrasto alla criminalità e l’intervento in tal senso spetta esclusivamente per legge alle Forze di Polizia. I cittadini hanno il diritto di vedere in strada la PL, che ha compiti precisi e regolati da leggi specifiche. La sua attività a supporto e a completamento dei compiti delle forze dell’ordine è sempre regolata dal questore/prefetto. Il Comune lavora a una ristrutturazione del corpo di PL. Il prefetto Gabrielli consulente del sindaco e gli assessori coinvolti stanno cercando la quadra fra il rifiuto del ritorno ai “gamboni” (ovvero il pattugliamento a piedi) e le anche giuste rivendicazioni di miglior organizzazione interna.

Il tema è sindacale perché vede la messa in discussione di alcuni privilegi acquisti dal Corpo ai tempi della Giunta Albertini. Il contratto è superato nei fatti dal mutamento della città. Oggi vi sono 4 pattuglie fisse della PL in turno notturno; l’obbiettivo del Comune è avere 12/15 pattuglie fisse notturne senza l’utilizzo di straordinari. Cosa considerata da alcuni sindacati lesiva degli accordi esistenti. Servono interventi e misure che rendano compatibile il processo della sicurezza alle trasformazioni della città come ad esempio sportello unico per gli esposti del cittadino con risposta e aggiornamenti garantiti; aumento della formazione degli esercenti sui temi dell’abuso da alcool e droghe; piano di illuminazione radicale della città in base alle aree di maggior rischio. Quando la politica chiede di fermare l’orologio del tempo, lo fa solo perché è incapace di seguirlo.

Gianmaria Radice

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