La crisi di Governo è in pieno corso. I cittadini vi assistono, in qualche modo attoniti, senza averne in larga misura compreso fino in fondo i motivi. I sondaggi ci dicono che gli elettori sono in gran parte preoccupati assai più per la loro situazione personale (specie dal punto di vista economico e lavorativo) che per le vicende politiche del Paese.
Resta il fatto che, come si sa, il presidente del Consiglio uscente, Giuseppe Conte, rimane molto popolare e gode di una larga fiducia tra la popolazione.

Numerose ricerche sull’opinione pubblica lo testimoniano. Da ultimo, un sondaggio Ipsos presentato su DiMartedì, in cui la maggioranza degli intervistati dichiarava di preferire un nuovo incarico a Conte a un possibile esecutivo guidato da Salvini, al di là della loro intenzione di voto, ove il centrodestra continua a prevalere. Nel frattempo, gran parte delle forze di opposizione rimane ferma sulla richiesta di nuove elezioni. Quest’ultima è una prospettiva assai poco probabile, se non altro perché, come è noto, la grande maggioranza dei parlamentari attuali non ha nessuna certezza di una riconferma del proprio incarico ed è di conseguenza probabilmente – e, da un certo punto di vista, comprensibilmente – disponibile ad escogitare molteplici formule, anche fantasiose, pur di garantirsi il mantenimento della carica (e dello stipendio) fino alla scadenza naturale della legislatura.

Confortata dal fatto che solo una quota minoritaria (anche se si tratta, in fondo, di grossomodo un quarto dei cittadini, il 23%, secondo i dati Radar Swg) di elettorato ritiene più opportuna una convocazione alle urne, piuttosto che una altra soluzione che consenta di evitarla. Questo quadro porta alla luce una interessante contraddizione negli atteggiamenti degli italiani. Da una parte, anche secondo le ultime stime elaborate da Eumetra, il centrodestra conferma la propria posizione di prevalenza nelle intenzioni di voto (virtuali) espresse dagli intervistati nei sondaggi, specie se viene mantenuto l’attuale sistema elettorale, con una quota di maggioritario.

Dall’altra, però, come si è osservato, una maggioranza ancora più ampia e netta appare rigettare la prospettiva di elezioni anticipate che, al momento, costituisce la proposta principale avanzata dal centrodestra (o, più precisamente, da Lega e Fratelli d’Italia, poiché Berlusconi sembra assumere una posizione diversa, pur mantenendo salda l’alleanza con gli altri due partner). Se ne deduce che una percentuale considerevole dei votanti per l’opposizione si mostra comunque in disaccordo con la principale istanza avanzata dalle forze che la compongono. Sempre secondo i dati Swg, auspica nuove elezioni il 71% dei votanti per Fratelli d’Italia e “solo” il 62% degli elettori del Carroccio (ciò che significa che all’incirca un elettore leghista su tre non è d’accordo).

Nel centrodestra c’è dunque una significativa difformità di opinioni sull’appello unico e costante a nuove elezioni espresso da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il che potrebbe suggerire alle forze di opposizione l’opportunità di modificare in qualche misura la propria strategia di comunicazione e richiamare maggiormente l’attenzione anche su altri punti della propria proposition politica.