L'editoriale
Crisi in Libia, quanto manca Craxi unico premier con una visione internazionale
La vicenda di Sigonella è forse la più nota, e risvegliò in Parlamento e fuori un grande sentimento di dignità nazionale lasciando forse aperta la porta a vendicazioni postume. Ma anche la sua opposizione alla svendita della Sme e la sua contrarietà alla privatizzazione selvaggia del patrimonio industriale pubblico gli fecero schiere di nemici eccellenti. Ma Craxi non venne mai sconfitto politicamente, e avvicinandosi alla fine della sua parabola pubblica si manifestò soprattutto una avversione da parte degli stessi gruppi, giornali ed élite per comodità di lessico che pochi anni dopo si coagularono in identiche formazioni contro Silvio Berlusconi, reo di aver impedito la vittoria di Occhetto.
Craxi, come arcinoto, divenne il capro espiatorio di una sarabanda mediatico-giudiziaria, gli venne applicato il teorema “non poteva non sapere”, venne accusato di aver ricevuto fondi irregolari e soprattutto non più amnistiati come in precedenza per il Psi, e divenne il fulcro di una impressionante campagna demonizzatrice che travolse verità e giustizia. Fu costretto dal precipitare di questa violenta e falsa rivoluzione moralista a recarsi in Tunisia dove venne accolto e protetto con rispetto e grande cura. Non venne mai abbandonato dal suo popolo, diversamente da troppi dirigenti del suo partito, che continuarono ad andare a trovarlo ad Hammamet. Nei lunghi dolorosi anni dell’esilio, ricordo innumerevoli delegazioni di socialisti, moltissime provenienti dal Sud.
La sua tomba, nella parte cristiana del cimitero tunisino, ogni anno viene visitata da migliaia di persone, che lo ricordano uomo libero morto da uomo libero.
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