Le sorti dell’Ucraina sono legate a un accordo tra Usa e Russia. Nella giornata di ieri, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha fornito una risposta scritta alle richieste di sicurezza di Mosca su Ucraina e Nato. Anche l’alleanza nordatlantica ha inviato alla Russia le proposte approvate dai trenta paesi membri. Sebbene non siano stati forniti ufficialmente i dettagli del documento di sette pagine, gli Usa, come riportato dal New York Times, promuovono la via diplomatica con la Russia. Il documento non è stato rilasciato pubblicamente, ma il segretario di Stato Usa ha affermato di aver proposto “misure di trasparenza reciproca per quanto riguarda la posizione delle truppe in Ucraina, nonché misure per aumentare la fiducia riguardo alle esercitazioni e manovre militari in Europa” e al controllo degli armamenti nucleari in Europa.

Nel documento si specifica però anche il rifiuto da parte degli Stati Uniti di accogliere la principale richiesta della Russia, cioè che la Nato rinunci formalmente all’inclusione dell’Ucraina nell’alleanza, e quindi al suo processo di “allargamento a est”. Gli Stati Uniti quindi non cambiano l’approccio della “porta aperta” dell’alleanza nordatlantica e lasciano aperta la possibilità della futura adesione dell’Ucraina alla Nato, che però non si prospetta imminente: per il quotidiano statunitense, l’ingresso dell’Ucraina nell’alleanza atlantica potrebbe avvenire non prima di 20 anni. Kiev infatti troverebbe una barriera all’ingresso della Nato per la  critica condizione di violazione dei diritti umani e per l’alto tasso di corruzione. Nell’ultimo anno, l’ex paese che era sotto l’ombrello dell’Unione Sovietica ha registrato un calo nell’indice del Corruption Perceptions Index, l’indicatore sulla corruzione di ogni singolo paese pubblicato da Transparency International, posizionandosi al 122esimo posto su 180 paesi analizzati.

La Russia ha insistito per settimane affinché gli Stati Uniti fornissero risposte scritte: una richiesta necessaria per valutare le prossime mosse del Cremlino, nonostante il leader russo abbia più volte sottolineato l’intenzione di non volere l’Ucraina. Blinken ora rimane in attesa di un dialogo con il suo omologo russo Sergey Lavrov. Per il Cremlino si è aperto quindi una finestra per dialogare con gli Stati Uniti, ma secondo i propri tempi. Mosca, infatti, si prenderà il tempo necessario per valutare le risposte di Washington alle richieste russe. Ma raffredda l’entusiasmo: non esistono elementi per abbracciare una visione ottimistica sul fatto che l’Occidente offra concessioni alle richieste della Russia.

La consegna delle risposte Usa alle proposte russe non sono sfuggite ai radar cinesi. Il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo statunitense Blinken a cui ha proposto di rilanciare gli accordi di Minsk (firmati da Ucraina, Russia, e Repubbliche di Donetsk e Lugansk il 5 settembre 2014, che ha permesso di raggiungere un cessate-il-fuoco immediato in Ucraina orientale), ma soprattutto di abbandonare la mentalità da Guerra Fredda: “tutte le parti dovrebbero abbandonare completamente la mentalità da Guerra fredda e formare mediante negoziati un meccanismo di sicurezza europeo che sia equilibrato, efficace e sostenibile”, ha detto il responsabile degli Affari Esteri cinese.

Sullo sfondo restano le azioni e reazioni degli alleati statunitensi. A Parigi ieri si è tenuto l’atteso il vertice del “Formato Normandia“, durante il quale i consiglieri diplomatici di Russia e Ucraina, con Francia e Germania come mediatori, hanno tentato la via del dialogo per garantire una de-escalation della tensione. Nel vertice fiume, durato circa sette ore, non si sono trovate però soluzioni che non comprendano l’utilizzo delle sanzioni economiche. Ma queste sono come un boomerang per i paesi dell’Ue.

Lo sa bene Berlino che vede il gasdotto Nord Stream 2 in bilico. L’infrastruttura ha generato qualche malumore all’interno della coalizione semaforo del governo, con i Verdi pronti ad alzare le barricate per impedire l’apertura del gasdotto. In caso di occupazione dell’Ucraina, ha detto la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock al Bundestag, la Germania è pronta a utilizzare il pacchetto di sanzioni “forti”, che includono per diversi aspetti “anche Nord Stream 2”. La dichiarazione dell’esponente dei Verdi è arrivata subito le affermazioni del Dipartimento di Stato americano sullo stop dell’oleodotto, in caso di invasione dell’Ucraina. Sebbene il gasdotto da 10 miliardi di euro sia stato completato a settembre, è ancora in attesa di approvazione da parte delle autorità di regolamentazione tedesche e dell’Ue.

Berlino, però, frena sull’invio di armi all’Ucraina. La decisione del governo tedesco, che ha fatto alzare qualche sopracciglio agli alleati, riprende la posizione dei cittadini. In un nuovo sondaggio YouGov pubblicato questa mattina, il 59 per cento degli intervistati concorda con il governo di Berlino di non inviare armi all’Ucraina per proteggersi da un attacco russo. Solo il 20 per cento ha dichiarato di sostenere le esportazioni di armi, mentre il 21 per cento non ha fornito alcuna risposta. Il sostegno alla limitazione dell’esportazione di armi tedesche in Ucraina è stato più forte tra i sostenitori del partito di sinistra Die Linke di sinistra e quello dell’estrema destra Alternative für Deutschland. Una posizione che contrasta con il ruolo della Germania sul commercio di armi: il paese tedesco è infatti è uno dei primi cinque esportatori di armi al mondo, con accordi che lo scorso anno hanno raggiunto un nuovo record di quasi 5 miliardi di euro. Tra gli acquirenti, ci sono anche paesi dittatoriali, come l’Egitto, che è legato ai conflitti in Yemen e Libia.

Dalla stessa valutazione è emerso invece come il 52 per cento dei tedeschi si dichiari favorevole a un maggiore coinvolgimento della Germania nella crisi tra Ucraina e Russia. Il sostegno a una più intensa iniziativa della Germania nelle tensioni tra Kiev e Mosca è elevato soprattutto tra gli elettori dei Verdi e del Partito socialdemocratico tedesco (SpD), con rispettivamente il 70 e 60 per cento. Il dato tocca il minimo tra quanti votano l’estrema destra Alternative für Deutschland, con il 59 per cento.

Anche la Bielorussia interviene per calmare le acque. Secondo quanto annunciato il ministero della Difesa di Minsk, le forze militari russe lasceranno la Bielorussia quando le esercitazioni congiunte tra i due Paesi saranno terminate il mese prossimo. Le truppe russe hanno cominciato ad arrivare in Bielorussia una decina di giorni fa per un’esercitazione congiunta volta a simulare “la neutralizzazione delle minacce ai confini”: una mossa che ha alimentato i timori in occidente di una invasione russa dell’Ucraina.

Lo spazio per il dialogo resta quindi aperto. Da una parte Mosca e Washington potranno sedersi attorno a un tavolo per arrivare alla de-escalation della tensione, mentre i consiglieri dei quattro paesi del “Formato Normandia” (Ucraina, Russia, Germania e Francia) si sono dati appuntamento tra due settimane: segno, afferma il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, che Mosca percorrerà la pista diplomatica. Almeno per ora.

Questa mattina, tuttavia, si sono registrati momenti di fibrillazione in Ucraina, quando un militare della Guardia nazionale Ucraina ha aperto il fuoco con un Kalashkinov contro i suoi compagni in una fabbrica del settore aerospaziale a Dnipro, nel Sud-Est del Paese, uccidendo cinque persone e ferendone altre cinque prima di darsi alla fuga. Il soldato, 20enne, è stato poi arrestato. Al momento non si conoscono i moventi che lo hanno portato a compiere il folle gesto, ma le autorità escludono la correlazione dell’attentato con la crisi Ucraina.