Editoriali
Crisi Iran, gli americani abituati alla guerra ma la temono e non la amano

Ciò, come ai tempi del Vietnam, porterebbe all’esodo di migliaia di diciottenni in Canada per sottrarsi. Bisogna avere anche presente la scena tipica e terribile della famiglia americana tipo, che ha un figlio sotto le armi oltre oceano. E la scena è quella di una limousine nera che si ferma davanti al cancello di casa, da cui escono due marine in alta uniforme con cappello bianco e cintura bianca, portando in un pacco una bandiera americana piegata secondo il cerimoniale. È a quel punto che la moglie o madre o figli svengono, piangono e si rifiutano di aprire la porta. Gli americani sono abituati alla guerra anche se la temono e non la amano. Ma sanno di essere loro stessi parte di una entità mondiale che pensa di avere dei doveri superiori. Su questo sono d’accordo tutti, magari bestemmiando Trump, il quale come forma di rassicurazione dice: «Ho speso due miliardi di dollari per rinnovare interamente le forze armate e il loro arsenale. Sarà il più potente del pianeta anche nel caso in cui dovessimo batterci da soli contro tutti. Risponderemo in modo proporzionato, ma senza temere il combattimento totale».
Gli americani, per primi quelli musulmani di origine araba, milioni, non hanno alcuna simpatia per gli sciiti iraniani da cui si sentono divisi quanto i cattolici irlandesi dagli odiati inglesi. Gli ebrei americani stanno in guardia perché si sentono in prima linea come vittime potenziali e dunque i livelli di guardia si alzano ovunque. Né bisogna dimenticare che dall’11 Settembre del 2001 gli Stati Uniti sono in stato di guerra, una nazione in armi e non in pace, che si è data leggi di guerra e procedure di guerra perché la guerra, sia a bassa intensità che ad alta, è in corso da vent’anni e con l’Iran fin dal 1979, da quando gli iraniani si impossessarono della loro ambasciata e trattarono ferocemente gli ostaggi americani umiliando senza essere stati provocati “il grande Satana” americano. Dunque, l’americano medio e anche suburbano spera che non finisca malissimo, ma sa anche che può succedere, è già successo e che ogni generazione paga il suo tributo a Giano, dio della guerra, fin dall’inizio dell’Unione.
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