L'impotenza di Bruxelles
Crisi Medio Oriente: Ue impotente, l’ineffabile Di Maio incompetente
Quanto sta accadendo in questi giorni in Iraq, Siria, Libia, Usa ed Europa merita un commento. Cominciamo dal raid che è riuscito a eliminare il capo dei pasdaran, responsabile della morte di molte persone, fra cui oltre cento americani. La riuscita del raid è testimonianza dell’efficienza degli apparati d’intelligence e militari degli Usa; avevano le informazioni corrette e hanno agito con precisione, riuscendo a colpire il bersaglio predestinato. Un’azione simile non sarebbe possibile a un Paese europeo per molte ragioni, la prima delle quali è che in Europa prevale ancora il mito del dialogo, dell’azione politico-diplomatica e il rifiuto dell’uso della forza.
Questa debolezza è molto più grave di quelle militari o d’intelligence, perché significa che quasi tutti i Paesi europei sono paralizzati dalle loro convinzioni e quindi bersaglio innocuo. La verità è che il dialogo è possibile solo fra due protagonisti armati e decisi, se necessario, a usare la forza. Se, invece, uno dei due è disarmato o reso imbelle dalle sue superstizioni, il dialogo non può aver luogo, perché di nessuna utilità per l’interlocutore. Per questo le giaculatorie su dialogo e strumenti politici e diplomatici sono solo ipocrite: sono soluzioni precluse a chi, per principio, rifiuta l’uso della forza. Pensate ai colloqui di Monaco fra Chamberlain e Hitler: il risultato non fu “peace in our time”, come credeva Chamberlain, ma la guerra. Quando il nostro ministro degli Esteri, l’ineffabile Di Maio, propone perentoriamente il dialogo, dichiara ad alta voce la sua incompetenza.
La decisione del presidente americano, d’altro canto, è perfettamente in accordo col sentire del popolo americano. I milioni di yankee che vivono nel continente compreso fra New York e San Francisco sono tutti rigidamente fedeli ai valori compresi sotto la trilogia: Dio, patria, famiglia. Sono valori tradizionali cui gli americani di provincia sono ancora molto attaccati. Difendere l’America, punire chi la colpisce, è un dovere indiscutibile. Trump lo sa ed ha agito di conseguenza; non sono a conoscenza di critiche che gli siano state rivolte per il suo operato. Chi le sollevasse si metterebbe contro l’America. Una differenza enorme col suo predecessore, responsabile di un accordo sul nucleare semplicemente ridicolo e non rispettabile. E veniamo alla Siria. Com’è noto, Barack Hussein Obama, convinto che l’opposizione al presidente Assad fosse una “primavera araba”, pensò bene di appoggiarla in vario modo. In realtà, invece, non si trattava di democratici che combattevano contro un dittatore, ma di terroristi islamisti che volevano creare in Siria uno Stato islamico. Nel 1994, come ministro degli Esteri, incontrai a Damasco il padre dell’attuale presidente siriano.
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