La crisi dell’automotive in Italia. La mazzata arrivata ‘grazie’ prima al covid, poi alle guerre. Le auto che si vendono sempre meno perché i prezzi sono considerati eccessivi da quel numero di cittadini sempre più in crescita che vive sotto la soglie di povertà. La richiesta  al governo italiano di ulteriori incentivi arrivata nei giorni scorsi dall’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares. I licenziamenti all’orizzonte perché, come detto, il mercato non decolla.

Essere oggi un operaio Fiat, e più in generale Stellantis, in Italia significa anche vivere, così come in altre aziende del settore, con l’incertezza del futuro tra la minaccia licenziamento e anni di cassa integrazione. A sintetizzare, purtroppo, nel migliore dei modi gli ultimi anni della multinazionale torinese della famiglia Agnelli-Elkann, è Sabrina De Luca, una delle 2800 tute blu dello stabilimento di Mirafiori.

Stellantis, l’operaia: “24 anni in fabbrica, più di 10 in cig”

In una lunga e interessante intervista al Corriere della Sera, l’operaia 52enne ha ricordato il suo percorso all’interno dell’azienda. “Lavoro da 24 anni in fabbrica” spiega e “più di dieci li ho trascorsi in cassa integrazione”, ovvero con uno stipendio di circa mille euro al mese. Una impresa per chiunque sopravvivere oggi, con il costo della vita schizzato alle stelle grazie a inflazione e speculazioni varie ‘grazie’ alle guerre. Figuriamoci per chi come Sabrina ha due figli. L’operaia cristallizza l’ultimo anno di lavoro con una semplice frase: “Da marzo a oggi ho prestato servizio a Mirafiori solo 8 giorni“. E prima del 2025 difficilmente aggiornerà questo, mortificante, dato.

Da Sergio Marchionne (“persona squisita, veniva spesso in fabbrica, si fermava a parlare con noi operai”) a Tavares (“non è solito stringere mani agli operai”), De Luca ripercorre i suoi anni in azienda dove aveva iniziato “operaia Bertone a Grugliasco, 9 anni filati di cassa, poi l’arrivo di Sergio Marchionne, le speranze, e il rilancio dello stabilimento nel segno di Maserati fino alla vendita della fabbrica e al trasferimento a Mirafiori dell’era Tavares”.

Operaio Stellantis in cig: “Pizze fatte in casa e auto vecchia, altro che Maserati scontata”

Racconta le difficoltà di arrivare a fine mese con le uscite sempre più limitate o quasi del tutto annullate, arrivando a concedersi la pizza fatta in casa… “Io e mio marito (anche lui in Stellantis ma, per fortuna, non in Cig) non possiamo comprare un’auto nuova, e viaggiamo con una Lancia Ypsilon vecchia di dieci anni con il tubo di scappamento mezzo rotto. Si capisce poi perché il mercato dell’auto in Italia è fermo. Non ci sono soldi per andare in pizzeria, infatti io la preparo in casa per risparmiare, figurarsi per comprare una vettura elettrica o modelli Maserati scontati, come l’azienda ha avuto il coraggio di proporci qualche settimana fa”. Il riferimento è alla singolare quando disumana mail inviata da Tavares ai dipendenti per invitarli a comprare una Maserati a prezzo conveniente.

Oggi De Luca vede un futuro sempre più “grigio” e “non so neppure quando e come andrò in pensione dopo una vita di cassa integrazione. Sull’offerta dell’azienda di pagare le trasferte in Francia e Polonia, dove il lavoro non manca, la 52enne operai spiega che “in tanti alle Carrozzeria abbiamo più di un acciacco, l’età media dei lavoratori è sopra i 54 anni. Io sono reduce da un tumore che mi ha lasciato un’invalidità. Non posso far altro che aspettare la riapertura delle Carrozzerie e tornare allo stipendio standard di 1.500 euro”.

 

 

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