Il podcast del direttore
Critiche per il nome di Schlein sul simbolo Pd, oggi la decisione: la vocazione autolesionista che non tradisce mai le aspettative
“La Schlein ‘oscura’ Scurati nei titoli dei giornali. L’irruzione sulla scena della direzione del Pd è sempre un must nel cartellone della politica. È un po’ come ‘My fair lady’ a Broadway, o come una commedia di De Filippo da noi. Non tradisce mai, puoi sempre metterla nel cartellone, avrà sempre un grande successo”. La settimana di VelaNews, il podcast del direttore del Riformista Claudio Velardi, si apre con il commento ad una delle notizie cui i quotidiani dedicano più inchiostro: Schelin si candida alle europee e intende inserire il suo nome nel simbolo.
La segretaria correrà da capolista nel Centro e nelle Isole, ma in caso di elezione resterà comunque in Parlamento. Intanto questa mattina deciderà – dopo le polemiche delle ultime ore – se mettere il suo cognome sul logo del partito. La maggioranza del Pd è convinta che non sia una buona idea: la scadenza per la presentazione è fissata alle 16 di oggi pomeriggio.
Quando Schlein dava precedenza al collettivo
“Il Pd non tradisce mai – continua Velardi -, per i giornali è una certezza quando non si sa che notizia sparare, quando la giornata è povera: la direzione ha quasi sempre una vocazione autolesionista che è ormai diventata un marchio di fabbrica. Schlein d’altronde ha sempre dichiarato che avrebbe privilegiato il collettivo, il ‘noi’ e non ‘l’io’, ha criticato il passato guadagnandosi applausi per i personalismi di Renzi (quando il Pd prendeva voti e governava), e propone di mettere il suo nome nel simbolo del partito rompendo un tabù? A dir la verità ci aveva già pensato Veltroni nel 2008, ma si candidò a presidente del consiglio, mentre ora la segretaria lo fa per correre alle europee, quando non sapendo nemmeno se avrà intenzione di andare in parlamento si è guadagnata persino un rimbrotto da Prodi. Una bella frittata. Non sappiamo come andrà a finire, ma almeno, fino al 25 aprile si parlerà un po’ meno dell’inutile polemica sul monologo di Scurati: una piccola storia penosa, da dilettanti, dove c’entra tutto salvo che il fascismo”, conclude Velardi.
Ascolta “22/04/24 – Elly oscura Scurati” su Spreaker.
© Riproduzione riservata