Sarà la comunità scolastica a stabilire se esporre o meno il crocifisso in aula. Lo ha stabilito la sentenza della Cassazione a sezioni unite che però specifica che “non obbligo”, non vuol dire “divieto”. E indica la via della mediazione: “Allorquando la comunità scolastica valuti e decida in autonomia di esporlo, nel rispetto e nella salvaguardia delle convinzioni di tutti, affiancando al crocifisso, in caso di richiesta, gli altri simboli delle fedi religiose presenti all’interno della stessa comunità scolastica e ricercando un ‘ragionevole accomodamento’ che consente di favorire la convivenza delle pluralità”.

La vicenda del prof sospeso per aver staccato il crocifisso

La Cassazione ha posto così fine a una vicenda iniziata nel 2009, quando Franco Coppoli, docente di Italiano e Storia di un Istituto professionale di Terni entrando in aula staccò dal muro il crocifisso, rimettendolo a posto all’uscita dall’aula. Un’operazione che aveva difeso invocando i suoi principi di docente laico ma che gli era costato la sospensione di 30 giorni senza stipendio una denuncia alla Procura della Repubblica e un deferimento davanti all’organo di disciplina del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, con il rischio del licenziamento.

Ma tutto ciò non lo aveva fermato affatto: nel 2015 lo ha rifatto di nuovo. Era salito sulla cattedra per coprire il crocifisso con un quadretto contenente la costituzione italiana. E di nuovo la sospensione. Ora la sentenza non gli dà piena ragione perché di fatto non dichiara che il simbolo religioso cristiano era discriminatorio nei suoi confronti, tanto che gli è stato negato il risarcimento da lui richiesto. Ma ha comunque festeggiato la sentenza.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, quando è arrivata la sentenza, il prof, militante dei Cobas, attivista dell’Uaar, era impegnato in una riunione no green pass. “Una sentenza importante che finalmente annulla la sanzione disciplinare e definisce illegittimi l’ordine di servizio e la circolare del dirigente scolastico che imponevano il crocifisso in classe”, ha detto.

L’interpretazione opposta di Cei e atei

Una sentenza che viene interpretata in maniera opposta dalla Cei e dall’Uaar, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, che ha sostenuto il docente nella sua battaglia.

Dice infatti monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei: “I giudici della Suprema Corte confermano che il crocifisso nelle aule scolastiche non crea divisioni o contrapposizioni, ma è espressione di un sentire comune radicato nel nostro Paese e simbolo di una tradizione culturale millenaria”. Il segretario della Cei conclude: “È innegabile che quell’uomo sofferente sulla croce non possa che essere simbolo di dialogo”.

Dall’Uaar fa sentire invece la sua “viva soddisfazione” Adele Orioli, responsabile delle iniziative giuridiche: “È stata finalmente sancita nero su bianco la non compatibilità del crocifisso con lo stato laico”. Certo è che da ora la decisione sul crocifisso sarà presa collegialmente dalla popolazione scolastica.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.