Il libro pubblicato dal Generale Vannacci ha sollevato un ampio dibattito. Il Ministro della Difesa ha ritenuto opportuno sollevare il Generale dal suo incarico. Nel “Sì&No” del giorno, sul nostro quotidiano, abbiamo chiesto se la decisione del Ministro sia stata giusta o meno: Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, la trova ingiusta, mentre il giornalista Paolo Guzzanti approva la scelta di Crosetto.

Qui di seguito, l’opinione di Paolo Guzzanti.

Avrebbe potuto essere l’occasione per mettere alla gogna i cliché, le parole abusate e invece dobbiamo occuparci di un libro autoprodotto dal generale Roberto Vannacci, “Il mondo al contrario” scritto in un italiano in guazzabuglio di incisi che fanno a cazzotti con le virgole ma senza odio. Come venivano chiamati con disprezzo i gay?  Invertiti. Ecco. E lui ha sentito l’urgenza, anzi la frenesia di descrivere con furia ritmata sui più grevi luoghi comuni il  mondo al contrario  popolato di uomini e donne gay, di atlete italiane che però si presentano con la pelle nera, e tutto declamato con furiosa bonomia.

Il generale spiega come i gay non siano normali, perché non ditemi che quelli rientrano sono nella norma. Arsenico e vecchie scemenze, direte voi, ma la curiosità è quella che ci fa chiedere come possa un generale delle forze d’assalto stampare tante sgrammaticate banalità che creano divisioni e ferite, mentre indossa le stellette che rappresentano lo Stato. Lo Stato non può avallare scritti che dividono i propri cittadini. E invece, la gente sta seriamente discutendo sulla libertà di espressione, quando su una cosa eravamo tutti d’accordo sul fatto che chi  indossa uniformi o toghe,  debba lasciare in guardaroba giacche e opinioni personali finché indossano le insegne dello Stato.

E invece, sorpresa, chi finisce sotto processo mediatico? Il ministro della Difesa Guido Crosetto, il quale, appena si è reso conto di ciò che il generale aveva stampato, lo ha destituito in tronco e lo ha fatto per una decisione politica e morale prima che amministrativa, perché le pagine del generale offendendo anche gli uomini e donne, omosessuali che quando vanno rischiare la propria vita in prima linea. Il generale non faceva mistero della sua frustrazione per essere stato confinato in un istituto militare geografico. Ma Roberto Vannacci non poteva ignorare la gravità della sua decisione di dare alle stampe uno sciocchezzaio di banalità razziali e sessuali. Eppure, il suo gesto che rompe la disciplina della non ingerenza militare nella società civile, ha avuto dome effetto quello di mettere sotto scopa un ministro della Difesa che ha ritenuto di difendere prima di tutto la totale indipendenza della società, dalle opinioni di chi porta le armi.

Quando Benito Mussolini fece firmare a un re codardo le infami leggi razziali comminando la segregazione agli italiani ebrei, lo fece dopo una campagna in cui sosteneva che gli ebrei erano il mondo al contrario rispetto al suo. Da allora è evidente a tutti che scrivere detestabili e false banalità con l’aggravante  del candore, significa discriminare attestando o negando il diritto di chi può rappresentare il Paese e chi non lo ha, sulla base del colore della pelle. E costituisce uno sberleffo contro tutti i gay in uniforme, almeno uno ce ne sarà,  che davanti a lui si mettono sull’attenti salutando i simboli che indossa. Ed è ovvio che è il ministro competente del governo decida intanto l’immediata rimozione preventiva in attesa delle procedure previste dai codici.

Viceversa, ci troviamo non a discutere se sia lecito che un generale in uniforme e in servizio divulghi con il proprio nome e ruolo di servitore dello Stato pensieri che erano già infelici e anzi detestabili negli anni Sessanta: ma seriamente ci troviamo a discutere se il ministro Guido Crosetto abbia fatto bene a garantire prima di tutto la dignità di tutti i cittadini, atteggiamento doveroso che gli viene contestato come se fosse lui il nemico della libertà di pensiero.

Al generale inoltre sono stati subito proposti seggi al Senato e carriere politiche. Questa inversione di ruoli fra chi è colpevole per abuso di simboli dello Stato e chi ha rimesso il suo dovere  ricorda l’effetto Gestalt: che cosa stiamo vedendo? due profili, o un vaso di terracotta? Uno vale uno. Discutiamone: zero a zero e palla al centro. Onestamente un pregio il titolo scelto da Vannacci ce l’ha. Quel titolo. La Repubblica sta per caso andando all’inverso?

Paolo Guzzanti

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