Per il Consiglio superiore della magistratura il giudice che accompagna un collega da Silvio Berlusconi commette una “scorrettezza” molto più grave di colui che invece molesta sessualmente la collega contro la sua volontà. È questo, infatti, il ‘sorprendente’ responso della sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli che ieri pomeriggio, al termine di un processo lampo, ha disposto la perdita di anzianità di due anni nei confronti del giudice ed ex deputato di Italia viva Cosimo Ferri. Il magistrato, in particolare, era stato accusato dalla Procura generale di “grave scorrettezza” vero i colleghi della Cassazione per aver accompagnato il giudice Amedeo Franco, relatore della sentenza che nel 2013 aveva confermato la condanna di Silvio Berlusconi nel processo Mediaset, presso la residenza romana di quest’ultimo.

La circostanza, risalente ad un periodo compreso fra la fine del 2013 e i primi mesi del 2014, quando Ferri era sottosegretario alla Giustizia, era divenuta di pubblico dominio nell’estate del 2020, dopo la pubblicazione di alcuni audio registrati dallo staff dell’ex premier all’insaputa del giudice. Questi audio erano poi stati depositati nel ricorso alla Cedu da parte dei legali di Berlusconi contro tale sentenza che ne aveva determinato la decadenza dal Senato per effetto della legge Severino. Franco, poi deceduto nel 2019, davanti a Berlusconi si era mostrato molto amareggiato per essersi lasciato indurre a condividere un palese errore giudiziario, descrivendo la Corte presieduta da Antonio Esposito come “un plotone d’esecuzione”. La difesa di Ferri, rappresentata dall’avvocato romano Luigi Antonio Panella, aveva sottolineato che l’atteggiamento critico di Franco nei confronti della decisione della condanna di Berlusconi era noto a tutti in quegli anni. Nulla di nuovo, insomma. Se, dunque, aver accompagnato un collega in crisi di coscienza dal suo imputato deve essere sanzionato con la mano pesante, chi importuna sessualmente una collega, come fece il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo con la pm palermitana Alessia Sinatra, se la cava con la perdita di appena due mesi di anzianità.

Una “sperequazione” che difficilmente trova giustificazioni plausibili. Ma essendo Berlusconi da sempre nel mirino dei magistrati, per la proprietà transitiva anche tutti coloro che vi entrano in contatto rischiano di incorrere nelle medesime conseguenze. A nulla è servito da parte di Ferri citare allora i differenti trattamenti posti in essere da parte del Csm. Come l’aver ‘assolto’ la pm Anna Canepa che aveva definito “banditi ed incapaci” alcuni colleghi. Considerata la situazione, pare sempre più inevitabile che dopo il prossimo 13 dicembre, giorno in cui finirà la consiliatura, saranno molti i magistrati che chiameranno per azioni risarcitorie alcuni degli attuali componenti del Csm per per ‘manifesta disparità di trattamento’. Disparità evidenziata, ad esempio, dalla giudice romana Silvia Albano che si era spesa a sostegno della presidente della sezione protezione internazionale del tribunale di Roma, ‘rea’ di aver chattato con Luca Palamara e per questo motivo rimossa dall’incarico a differenza di tanti altri che erano stati graziati in passato.