La Camera penale di Milano ha considerato la notizia dell’invio di Davigo (scortato da Bonafede) una vera provocazione. E ha reagito scrivendo al Csm e chiedendogli di ripensare alla sua designazione. Apriti cielo. Il Csm – che il giorno prima aveva proceduto alla fucilazione di Lupacchini, e che quindi, evidentemente, pensa che il compito del magistrato sia quello di parlare poco – ha immediatamente trovato piena compattezza nel respingere sdegnato la richiesta di Milano e nel definire Davigo un Magistrato con la M maiuscola. (Voi sapete che questo simbolo, la M maiuscola, è una vecchia storia della politica italiana che risale a una novantina d’anni fa. Antonio Scurati ha vinto lo Strega con un libro che si intitola proprio così: “M, il figlio del secolo”…).

Quindi Davigo andrà a Milano. E anche Bonafede, e l’apertura dell’anno giudiziario, nel luogo più paludato d’Italia, si trasformerà in una dichiarazione di guerra ai diritti della difesa. Bonafede vuole portare a casa la sua prescrizione, Davigo è già pronto alla seconda fase della battaglia: l’abolizione dell’appello. Tutti e due racconteranno la menzogna che la colpa della lunghezza dei processi è degli avvocati azzeccagarbugli. Tu, a questi che dicono degli avvocati azzeccagarbugli,  puoi portargli tutti i dati che vuoi, per dimostrargli il contrario. Loro non rispondono. Ti guardano con l’aria un po’ tonta, e ripetono: ”La lunghezza dei processi è colpa degli avvocati….”.

Diciamo che in questo fine settimana il partito dei Pm ha portato a casa un bel uno-due. Che compensa in gran parte il tracollo elettorale del loro gruppo parlamentare. Quello che lascia interdetti è l’assoluta mancanza di reazioni dalla pancia della magistratura. Possibile che non esista un settore liberale nella magistratura italiana? Tutti allievi di Travaglio? Certamente esiste, ma è rincantucciato in un nascondiglio, ha paura, non vuol venire allo scoperto. Perché? Se lo scopriamo, scopriamo uno dei grandi segreti d’Italia.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.