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Csm, sorteggio sì o no? Al via il referendum delle toghe
Ma i diretti interessati che sistema elettorale vorrebbero per eleggere i propri rappresentanti al Consiglio superiore della magistratura? Va bene l’attuale meccanismo, quello del collegio unico nazionale che ha permesso fino ad oggi alle correnti di far eleggere senza problemi i propri rappresentanti al Csm? O, invece, sarebbe meglio il sorteggio ed affidare la nomina dei togati alla dea bendata, con l’auspicio che in questo modo vengano tagliate le unghie alle correnti?
Il grande giorno è dunque arrivato: oggi e domani i magistrati italiani iscritti all’Anm saranno chiamati alle urne per il referendum consultivo sul “sistema di designazione dei componenti togati” di Palazzo dei Marescialli. In attesa che la ministra della Giustizia Marta Cartabia presenti in Parlamento le sue proposte, l’appuntamento referendario è destinato comunque a segnare una tappa fondamentale nel percorso riformatore in atto. I quesiti sono due: sorteggio si o no, e scelta del modello elettorale da adottare, proporzionale o maggioritario. Il referendum era stato proposto nei mesi scorsi dalle toghe di Articolo 101, il gruppo nato proprio per contrapporsi al sistema delle correnti, e dagli ex davighiani di Autonomia&Indipendenza che, orfani del loro padre fondatore andato in pensione fra le polemiche, sanno bene che con le attuali regole e senza il brand “Davigo” spariranno al prossimo giro al Csm. Tranne Articolo 101, tutte le correnti sono sostanzialmente contrarie al sorteggio. Discorso diverso per il sistema elettorale.
In caso dovesse passare il maggioritario, come previsto nelle iniziali bozze uscite da via Arenula, si rafforzerebbe il “bipolarismo giudiziario” che, come scrivono le toghe di A&i, è “destinato a ideologizzare la magistratura in maniera definitiva ed ancor più profonda di quanto già non sia accaduto, rendendola definitivamente subalterna alle forze politiche”. I magistrati, in pratica, si troverebbe davanti ad un bivio: o con i progressisti o con i conservatori. O con Area e Magistratura democratica o con Magistratura indipendente. Altre opzioni non sarebbero contemplate. Il maggioritario farebbe sparire, insieme ai fedelissimi di Davigo, Unicost, l’ex gruppo di Luca Palamara che per anni è stato l’ago della bilancia nella spartizione degli incarichi. Oltre al risultato, sarà importante vedere quale sarà la percentuale dei votanti.
Una scarsa affluenza alle urne, infatti, significherà che, tralasciando l’incidente di percorso dell’hotel Champagne, i magistrati hanno nostalgia del collaudato “modello Palamara” che riusciva ad accontentare prima o poi tutti. Era sufficiente aspettare il proprio turno, non creare particolari problemi, essere fedeli ai vari signori delle tessere, che la tanto agognata nomina sarebbe arrivata. Il sorteggio è un salto nel vuoto. Ed i magistrati sono i primi a non fidarsi dei propri colleghi. Meglio, quindi, l’usato sicuro che non lascia spazio a spiacevoli sorprese.
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