L'orrore e una sola certezza, nonostante le passerelle "la videosorveglianza non c'è"
Cuginette stuprate a Caivano, il messaggio anonimo su Instagram, la terza vittima, i video “sporchi” nella capanna e le minacce alle “pecore”: “Lo diciamo a papà”
E’ partito tutto da un messaggio anonimo su Instagram che informava il fratello di una delle due cuginette baby-vittime di aprire gli occhi perché stavano girando alcuni video “sporchi” che ritraevano la ragazzina mentre subiva violenze sessuali di gruppo. Da lì è scattato l’allarme nelle due famiglie di Caivano che hanno ascoltato le due cugine di 10 e 12 anni (una delle quali anche con un lieve deficit che richiede il sostegno scolastico), per poi presentarsi alle 9 di sera in caserma dai carabinieri e denunciare l’orrore che andava avanti da due mesi (giugno e luglio 2023), e sempre nelle ore pomeridiane, in una “capanna” abbandonata che si trova in via Necropoli, il “vico dei tossici” dove – stando al racconto di uno dei minori arrestati per violenza sessuale che spiegava agli amici cosa stesse accadendo all’interno – “dentro sta il capraio con le pecore“. Violenze avvenute anche nel campetto comunale nella zona dei Cappuccini e nell’isola ecologica di Caivano.
E’ raccapricciante quanto emerge nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sette minorenni ( tra i 14 e i 17 anni) e due maggiorenni (18 e 19 anni) per aver violentato le due cugine a Caivano, al termine di una indagine (condotta dai carabinieri e coordinata dalla procura per i minorenni di Napoli e dalla procura di Napoli nord) nata “dalle denunce presentate dal padre di una delle piccole e dalla madre dell’altra”. Sarebbero cinque i video delle violenze che gli investigatori hanno intercettato sui cellulari dei protagonisti, uno riprenderebbe addirittura lo stupro di gruppo nel corso di una videochiamata con amici. Un quadro agghiacciante quello che viene fuori nelle indagini partite tra fine luglio e inizio agosto, fatti “gravi e reiterati” quelli commessi con un “brutale approfittamento” di vittime “deboli e in tenera età“, con modalità “crudeli” scrive il gip del tribunale per i minorenni di Napoli Umberto Lucarelli. Branco, composto da due maggiorenni e sette minori, che era “convinto di poter soggiogare ancora per chissà quanto tempo” le due cuginette, puntando sul “senso di vergogna loro inoculato”. Vergogna soprattutto attraverso la minaccia di diffondere i video delle violenze e – contestualmente – di dirlo ai genitori delle due vittime.
La procuratrice di Napoli Nord, Maria Antonietta Troncone, ha spiegato che le due cuginette: “Sono state avvicinate dal gruppo di giovani che ha preteso rapporti sessuali insultandole, colpendole con calci e pugni, appropriandosi dei loro cellulari e minacciando di non restituirli. Sappiamo che avevano un tirapugni e qualcuno un coltellino. Non avevano la forza di rifiutarsi e avevano estrema paura dei ricatti e che i video girati potessero essere diffusi su qualche social. In ogni caso non avevano la forza, la maturità e la lucidità per sottrarsi alle violenze”. Secondo quanto riferisce Repubblica, oltre alle due cuginette ci sarebbe anche una terza vittima, riuscita poi a scappare dalla presa del branco dopo calci e pugni.
Nel corso della conferenza stampa ad Aversa (Caserta), sede della procura di Napoli nord, gli inquirenti hanno sottolineato come “durante le attività di indagine veniva acquisita documentazione sanitaria, fatti sopralluoghi e sequestrati i telefoni cellulari in uso agli indagati, successivamente sottoposti ad analisi”. Le due cuginette, che inizialmente hanno raccontato solo in parte quanto accaduto perché spaventate, sono state nuovamente ascoltate e in questa fase avrebbero consentito di individuare in foto i presunti autori degli abusi, indicando in maniera precisa i ruoli che ciascuno degli indagati aveva assunto.
Una vicenda che nelle scorse settimane ha richiamato l’attenzione nazionale di media e soprattutto del governo Meloni, con passerebbe, blitz cinematografici e una, purtroppo, sola certezza: nonostante proclami, annunci e promesse, la verità la fotografa il gip di Napoli Nord Fabrizio Forte: “Nel comune di Caivano sono assenti impianti di videosorveglianza pubblica” e nei luoghi indicati dalle minorenni vittime degli abusi, “non sono presenti neppure sistemi di videosorveglianza privata, trattandosi di zone distanti dai centri abitati”.
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