Costanzo Iaccarino – Federalberghi Campania
Non sono soddisfatto del contenuto del Cura Italia partorito due giorni fa dal Governo. Per esempio, sarebbe stato preferibile se fosse stata prolungata la Naspi, riportandola alla stessa durata della vecchia indennità di disoccupazione. in questo modo, l’Esecutivo avrebbe potuto garantire una maggiore tranquillità a tutti i lavoratori stagionali del comparto turistico che in questa annata vive davvero un momento drammatico come dimostrano diversi gli studi internazionali, in base ai quali le imprese attive nel settore sono destinate a perdere circa il 70% del proprio fatturato. E non sappiamo ancora quanto l’emergenza legata al Coronavirus durerà in Campania e nel resto d’Italia. Nel complesso anche altre misure mi hanno destato più di una perplessità, quindi mi auguro una rapida revisione del decreto.
Vincenzo Schiavo – Consefercenti Campania
Il credito d’imposta del 60% su botteghe e negozi? Non porta a nulla. Anzi, il 60% di credito d’imposta per il fitto di un’attività commerciale dovrebbe spettare al titolare o al proprietario dell’immobile, proposta che ho già trasmesso al Governo. Così l’esercente avrebbe maggiore liquidità per sostenere la propria famiglia oppure i dipendenti dell’impresa. Inoltre, abbiamo chiesto lo stop a mutui, leasing, finanziamenti per tutti gli imprenditori. Gli impegni già assunti devono essere posticipati di almeno sei mesi, solo in questo modo eviteremmo tanti fallimenti. E devono cambiare anche i parametri di accesso al finanziamento bancario per le piccole e medie imprese che ottengono liquidità solo se non sono in sofferenza con gli istituti di credito oppure se non hanno personale in cassa integrazione.
Mauro Pantano – Federazione Imprese e Professionisti
Questo decreto non tiene conto del momento drammatico che stanno vivendo le imprese italiane e soprattutto campane. Nell’ultimo periodo sono state inaugurate 600 attività nella regione, ma il conto di quelle che hanno dovuto chiudere per cause di forza maggiore arriva a 30mila. L’indotto è praticamente fermo, in sostanza questi soldi non finiranno mai più nelle casse degli imprenditori. E quindi spostare gli adempimenti a fine maggio a cosa serve, se tra marzo e aprile non si è incassato nulla? Per procurare liquidità la soluzione è bloccare ritenute d’acconto e contributi Iva almeno per un anno e sbloccare i Durc (documenti unici di regolarità contributiva). Così incasserebbero denaro anche le imprese in sofferenze con le banche: una situazione diffusa già prima di quest’ultima crisi.
Vincenzo Moretta – Ordine dei commercialisti di Napoli
Purtroppo il contributo di 500 euro una tantum previsto per professionisti, co.co.co. e lavoratori dello spettacolo è destinato solo a chi ricade nel regime Inps, iscritto alla gestione separata Inps. Per i professionisti iscritti alle casse di previdenza privatizzate, come avviene per giornalisti, architetti, geometri e altre categorie, non è previsto nulla. Perciò il provvedimento è discriminatorio. Anche i 300 milioni di euro destinati ai Ministeri che a loro volta dovrebbero destinarli alle casse private, è solo un palliativo. Magari una somma minore di 500 euro, ma indirizzata a una platea più ampia, sarebbe stata la soluzione più adeguata. La verità è che la coperta in Italia è corta: non abbiamo finora stanziato le somme necessarie per fronteggiare l’emergenza, perciò serve l’intervento dell’Europa.
Rosario Rago – Confagricoltura Campania
Il decreto del Governo ha un impatto minimale. Positiva la proroga dei termini per la disoccupazione, ma non c’è la svolta per un comparto assai in difficoltà: l’ortofrutta è in ginocchio, tra problemi legati al trasporto delle merci e i vari decreti che hanno imposto sanificazioni e adeguamenti normativi. Il calo della produzione in Campania ammonta a circa il 50%: la gente va poco al supermercato, addirittura si stanno verificando più casi di merce ordinata, caricata sui mezzi per il trasporto sino all’ordine revocato dai commercianti al dettaglio o dai grossisti. Poi, sugli adempimenti fiscali prorogati ancora non si se poi si dovrà pagare o meno. Le aziende campane e italiane devono fare i conti con l’emergenza di oggi e le necessità di domani, Il che rende necessario anche l’intervento dell’Unione europea.
Sergio Roncelli – Coni Campania
La sospensione del pagamento dei canoni per le associazioni sportive dilettantistiche è un provvedimento-tampone. Tra tre mesi le società si troveranno nella stessa situazione attuale, se non peggiore, perché in questo periodo palestre, piscine, centri di allenamento sono chiusi e prima ancora della chiusura si erano già svuotati. E il decreto non è neppure chiaro: chi ci dice che da giugno in poi non saranno richiesti i pagamenti per i mesi precedenti? Sarebbe stato meglio sospendere il versamento dei canoni almeno sino al termine dell’estate perché con lo sport, anche se l’emergenza dovesse arrestarsi in tempi brevi, si ripartirà il prossimo settembre. Sarebbe stato opportuno concedere settimane di respiro alle oltre mille società sportive sul territorio campano, La ripresa sarà lenta.