Da angeli e supereroi del coronavirus ad appestati. Inizia in salita la Fase 2 per gli operatori del 118 a Napoli vittime di un episodio spiacevole avvenuto intorno alle 9 di questa mattina, lunedì 18 maggio. “Voi non potete usare il bagno” è questa la risposta fornita dal gestore di un bar alla postazione India del 118 che, dopo un intervento, si è fermata in un bar della centrale via Toledo per prendere due bottigliette d’acqua.

Dopo aver pagato, l’operatore, considerato che l’ambulanza in questione non ha una postazione fissa con servizi igienici, chiede indicazioni per il bagno ma riceve l’inattesa risposta. A denunciare l’accaduto è l’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, da anni in prima linea per denunciare aggressioni e comportamenti incivili nei confronti dei sanitari di pronto intervento. “Dopo tale rifiuto l’equipaggio, basito e senza replicare, rientra in ambulanza e si allontana. Complimenti al gestore” commenta l’associazione.

Non è la prima volte che, durante l’emergenza coronavirus, si verificano episodi del genere nei confronti del personale sanitario. Lo scorso 9 aprile, nel pieno della pandemia, Maurizio De Mauro, direttore dell’Azienda dei Colli di Napoli che comprende gli ospedali Monaldi-Cotugno-Cto, denunciò gli atti discriminatori che subivano i dipendenti dell’ospedale: “Qualcuno li ha considerati appestati, mi stringo vicino ai miei medici, infermieri e oss perché sono degli eroi, andrebbero abbracciati e non discriminati”. Il riferimento era ai problemi che hanno incontrato alcuni operatori dell’ospedale nel rientrare nelle proprie abitazioni e, dopo una giornata di duro lavoro, venivano tacciati come possibili untori dai loro vicini di casa. Un altro episodio assai spiacevole è andato in scena stamattina. Un dipendente dell’Azienda dei Colli è arrivato in taxi in ospedale: quando il tassista si è reso conto della destinazione ha iniziato a insultarlo pesantemente.

Dura la reazione di Di Mauro: “C’è stato qualche nostro operatore discriminato perché lavora nei reparti dove si trattano malattie infettive. Questo non è corretto, non è giusto, anche perché abbiamo dimostrato al mondo di usare le tutele necessarie per non infettare noi stessi e non creare alcun disagio agli altri”.