Il nome forte che ha attirato titoli e attenzione è stato quello di Umberto Bossi, il ‘Senatur’ e fondatore della Lega che era stato dato prima per non eletto, 35 anni dopo il primo sbarco nel Parlamento di quella “Roma ladrona”, come veniva definita un tempo dalla Lega, poi rientrato a seguito dei ricalcoli del Viminale ma soprattutto degli errori di ripartizione dei seggi riguardanti i listini dei candidati col proporzionale.

Perché il caos, come spiega oggi il Corriere della Sera, è stato totale: sono stati circa 30 i candidati alla Camera vittime dell’errore del Viminale, con candidati ‘bocciati’ dalle urne che si sono ritrovati ieri incredibilmente rientrati tra le fila degli eletti e chi, al contrario preso dallo sconforto, aveva festeggiato troppo presto una elezione poi non arrivata.

Errori che sono avvenuti solo alla Camera, visto che per il Senato è in vigore un altro meccanismo di assegnazione dei seggi proporzionali, su base regionale. Almeno sulla ripartizione dei seggi non vi sono state sorprese per le coalizioni in campo: il Viminale ha infatti assicurato che nessun partito guadagna seggi a scapito degli altri, ‘semplicemente’ cambia la distribuzione geografica di alcuni eletti.

Basta guardare al caso di Umberto Bossi, rientrato alla Camera con i due seggi attribuiti alla Lega in Lombardia (l’altro è andato al tesoriere del Carroccio Giulio Centemero): per i due leghisti ‘lumbard’ premiati dai riconteggi, ce ne sono altri due, eletti in Emilia Romagna e Sicilia, che dovranno dire addio alla poltrona appena conquistata a Montecitorio.

Secondo il Corriere della Sera a provocare l’errore sarebbe stato, involontariamente, la ripartizione del dato elettorale di +Europa. Il partito di Emma Bonino è stato infatti l’unico all’interno di una coalizione, quella di centrosinistra in questo caso, a prendere più dell’1% e meno del tre, la soglia di ingresso in Parlamento. In quel range la legge elettorale Rosatellum prevede che i suoi voti debbano essere ripartiti dentro la sua coalizione. 

Un passaggio, scrive il quotidiano, che il Viminale non ha fatto. Ma la mancata ripartizione dei voti non è rimasta circoscritta al centrosinistra, provocando una reazione a catena per tutti gli altri partiti. Proprio +Europa, rimasta fuori dal Parlamento per poche migliaia di voti, ha chiesto il riconteggio rivendicando errori del Viminale.

Per un Bossi che rientra, c’è ovviamente chi dal riconteggio è stato penalizzato. Come Lucia Annibali, deputata uscente di Italia Viva, che non potrà tornare ad occupare il suo scranno a Montecitorio.

Il Corriere fa un elenco dei ‘cambiamenti’ post-revisione. In Emilia-Romagna è stato ripescato il deputato uscente del Pd Andrea Rossi e nel Lazio il compagno di partito Andrea Casu; in Umbria Pier Luigi Spiranelli (Pd) deve lasciare il posto a Emma Pavanelli (M5S) mentre Catia Polidori (FI) subentra a Chiara La Porta (FdI); in Abruzzo Giulio Sottanelli (Azione) soffia il posto a Stefania Di Padova (Pd); in Piemonte esce Paolo Romano (Verdi-Si) ed entra Antonino Iaria (M5S) mentre in Molise la giovane Dem Caterina Cerroni lascia lo scranno a Elisabetta Lancellotta (FdI) e in Campania via il nome di Guido Milanese (FI) e appare quello di Francesco Emilio Borrelli (Verdi-Si); in Sicilia Annalisa Tardino (Lega) perde il posto in favore dell’ex ministro Pd Giuseppe Provenzano, che essendo già eletto altrove lascia alla compagna di partito Giovanna Iacono.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.