C’è soddisfazione a Bruxelles per l’approvazione del nuovo accordo sull’immigrazione, mentre in tutte le capitali europee si cerca in qualche modo di metter mano alla materia, sebbene sia assai incandescente. Dopo i risultati elettorali dei mesi scorsi, i sondaggi in molti altri stati e con uno sguardo alle prossime elezioni di giugno, infatti, chi più chi meno tutti ci provano con un unico obiettivo non dichiarato: limitare la potenza di fuoco delle destre che la cavalcano e dei social media che la amplificano. A Bruxelles, come raccontiamo in altre pagine, la soddisfazione è palpabile: essere riusciti a trovare un’intesa sul nuovo testo del patto su migrazioni ed asilo è considerato un successo. Renew Europe parla di una “svolta storica” e di vittoria per il proprio gruppo politico. “Mentre l’estrema destra e l’estrema sinistra hanno costantemente votato contro il patto e hanno fornito solo soluzioni fantasiose e populiste – si legge in un comunicato – l’Europa sta dimostrando che uniti possiamo mettere in campo un patto comune europeo, sostenibile in materia di asilo e migrazione e basato sulla responsabilità e la solidarietà”. Responsabilità e solidarietà quindi come parole chiave di un regolamento sul quale, si fa notare, “estrema destra ed estrema sinistra hanno saputo offrire solo soluzioni fantasiose e populiste, votando sempre contro”.

Soddisfazione francese

A Parigi Macron è riuscito finalmente a far approvare la nuova legge sull’immigrazione, dopo che era stata approvata dal Senato grazie ad un patto con i repubblicani, il partito di Nicolas Sarkozy, patto che non aveva retto però al passaggio in l’Assemblea Nazionale. Il nuovo accordo ha costretto Macron ad accettare alcune delle ulteriori richieste che venivano dai Repubblicani, trasformando così l’originario progetto di legge in una norma più severa, portando Marine Le Pen a parlare di “vittoria”, creando molto imbarazzo al proprio interno ed attirandosi forti critiche non solo da sinistra ed ONG, ma pure da pezzi del suo partito. Ieri, poco prima del voto, sembrava che l’ala sinistra del campo macronista fosse infatti sul punto di lasciare il governo, fino a quando Francois Bayrou, leader di MoDem e presidente del PDE (di cui fa parte anche Italia Viva) ha tirato fuori il classico coniglio dal cilindro, annunciando che, qualora i voti del partito della Le Pen fossero stati decisivi per l’approvazione, la legge definitiva non sarebbe stata promulgata. Accordo fatto ed il risultato finale, pur con alcuni dissidenti, ha dimostrato che l’appoggio della Le Pen non era stato determinante. Ieri sera è stato lo stesso Macron a difendere il testo approvato in una trasmissione televisiva su France 5, mettendo in luce quanto il testo di legge tende sì a ridimensionare le prestazioni sociali agli immigrati arrivati da poco o ancor di più a quelli che non lavorano, ma anche le contraddizioni di una destra che alla fine ha votato a favore di una vasta regolarizzazione di “sans papier”: ha definito la legge uno “scudo che mancava” per scoraggiare l’immigrazione clandestina e, molto prosaicamente, ha detto che, “se vogliamo che il Rassemblement National non vada al potere, dobbiamo affrontare i problemi che lo alimentano”, parlando di sconfitta per la Le Pen. C’è chi parla di vittoria di Pirro di Macron, ma è indubbio che il presidente francese ha incassato il successo di aver messo mano alla questione immigrazione.

Germania, fine all’eredità politica della Merkel

A Berlino, è di qualche giorno fa la notizia che i cristiano democratici, attualmente all’opposizione, hanno definitivamente scelto una posizione più dura sull’immigrazione. È stato infatti presentato un documento in cui sono proposte misure draconiane per limitare il numero di richiedenti asilo che entrano in Germania e in Europa. Nel documento si chiede anche che i richiedenti asilo siano trasferiti in “paesi terzi sicuri” per l’elaborazione delle loro richieste, con un meccanismo che ricorda la soluzione “ruandese” del premier britannico Sunak e che mette decisamente fine all’eredità politica della Merkel. Ma la situazione è completamente diversa dai tempi di Angela, fosse solo che i sondaggi nazionali danno ormai l’estrema destra dell’AfD al 22%.

In Grecia

Anche ad Atene infine il tema della migrazione tiene banco. Ieri è stata approvata una nuova legge che garantirà a circa 30mila migranti privi di documenti il diritto a un permesso triennale di lavoro, con l’obiettivo di colmare la mancanza di manodopera, in particolare in agricoltura, turismo e edilizia. Il governo di centro-destra è riuscito alla fine a far approvare un approccio così pragmatico grazie ad un accordo bipartisan, nonostante le fortissime resistenze anche all’interno di Nuova Democrazia, il partito del premier Mitsotakis, capitanate dall’ex primo ministro Antonis Samaras.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva