Neanche Israele sa cosa aspettarsi con esattezza come risposta dell’Iran all’uccisione di Haniyeh, e mentre alle 12 di questa mattina sono risuonate le prime sirene per gli arrivi di razzi e droni, lo Stato ebraico si prepara a difendersi come fece lo scorso 13 aprile, quando intercettò il 99% degli oltre 300 razzi iraniani in risposta al bombardamento dell’ambasciata a Damasco. I funzionari statunitensi confermano lo spostamento di lanciamissili e iraniani fin dal fine settimana, lo scuso dell’Iron Dome, già protagonista da fine 2023 della difesa di Israele si prepara ad esser enuovamente chiamato in causa.

Israele, da dove attacca l’Iran

L’arsenale avversario è temibile, cresciuto anche grazia agli aiuti da Mosca: missili Iskander e sistemi avanzati di guerra elettronica, che possono danneggiare o interrompere i sistemi militari ad una distanza di 5.000 chilometri. Sono almeno 12 i siti per i missili balistici a medio e lungo raggio da cui si stima che possa partire l’offensiva contro Tel Aviv. A nord dell’Iran c’è la città di Tabriz, che in linea d’aria dista 1227 km, al centro del Paese invece quelle di Kermanshah, Khorramabad e Dezful, distanti all’incirca 1200 km: da lì il lancio attraverserebbe in parte i cieli dell’Iraq, sfiorando anche la Giordania.

I missili iraniani

Pronti ad essere sparati nei cieli ci sono appunto i Kheibar (chiamati anche Khorramshahr-4), una evoluzione delle armi utilizzate nel conflitto tra Iran e Iraq negli anni ottanta, con una testa del peso da 1500 kg. E ancor più performanti i droni Shahed 136, che Teheran ha fornito a Mosca per la guerra in Ucraina, che superano di 500 km la portata dei precedenti, arrivando a circa 2500km dal sito di lancio.

E poi, a disposizione c’è l’arsenale degli Hezbollah, e l’aiuto degli Houthi, che dallo Yemen utilizzano droni e missili per prendere di mira le imbarcazioni mercantili occidentali.

Redazione

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