La tassa di Giorgia Meloni sugli extraprofitti delle banche, e i drammatici risvolti che potrebbe comportare, ha scomodato la fantasia delle favole. Due racconti che spiegano motivazioni della scelta e stato attuale dell’esecutivo, citati a più riprese oltreoceano, cuciti addosso ad un governo in ginocchio davanti alle critiche di stampa e opinione finanziaria globale, specialmente dopo i duri contraccolpi nel mercato, con Milano maglia nera tra le borse europee il giorno dopo la discussione del decreto “Asset e Investimenti”.

La principale è “Il Re è nudo”, citata dall’ex funzionario del Tesoro Lorenzo Codogno. Ancora prima che la mossa a sorpresa del governo andasse ad affondare i titoli in borsa, il prelievo del 40% sugli extraprofitti degli istituti è stato rivelatore dell’atteggiamento dell’esecutivo – come sostiene il fondatore di LCC Macro Advisors -. “Una tassa in stile sovietico su target facile per i populisti visto che un attacco contro di loro può solo far guadagnare un sostegno politico”.

Mosse che per il Financial Times sono quelle di un governo “che improvvisa, con poca consapevolezza delle potenziali ripercussioni sulle banche, sull’economia o sul più ampio sentimento internazionale verso l’Italia”.

E proprio il quotidiano britannico ricorda “Robin Hood” in un’analisi di Francesco Galietti, cofondatore di Policy Sonar, una società di consulenza sui rischi politici con sede a Roma, per svelare le intenzioni dell’operazione. Una mossa per rubare ai ricchi e dare ai poveri nel tentativo di tornare in auge. Con la Meloni indebolita dalle accuse di non preoccuparsi delle famiglie più deboli e la necessità di trovare rimedio in un’operazione contro le banche, provando a far leva sull’elettorato di destra populista e anti-establishment.

Ma è la risonanza dell’evento nell’opinione estera, che analizza i possibili risvolti, a minare la reputazione dell’Italia. In Francia si sottolinea la pericolosità nel ridurre la redditività delle banche, un atteggiamento che a lungo andare potrebbe ritorcersi contro la popolazione, fino a richiedere salvataggi finanziari. “Questo è il motivo per cui la BCE si schiererà senza dubbio contro questa misura, annunciata dal governo in modo frettoloso e che testimonia una certa inesperienza nella gestione di tali situazioni”.  E si enfatizza come persino un’imposta limitata al 25% del patrimonio netto – strada d’attenuazione con cui il governo è stato costretto a correre ai ripari – testimoni una certa inesperienza nella gestione delle questioni.

Stesso risvolto in Spagna, dove la faccenda, diventa anche morale. Il  giorno dopo il flop dei mercato si parla di “lezione preziosa” per Giorgia Meloni, dopo il ritiro dovuto alla pressione degli investitori che ha comportato l’abbassamento delle stime di riscossione da 4.500 milioni di euro a un massimo di 1.800, prendendo atto della capacità dei mercati finanziari di influenzare o addirittura rovesciare i piani di un governo che – sorprendentemente – pensa di dover rendere conto soltanto al gradimento popolare.

Redazione

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