Ormai è esploso del tutto il caso tra la Russia e il giornalismo italiano, almeno la parte che non tende verso posizioni filoputiniane. Colpa, o merito, del servizio Rai sul Tg1 di Stefania Battistini e Simone Traini in cui sono state immortalate le fasi dell’offensiva ucraina nella regione russa di Kursk. Oggi la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, ha attaccato ancora i media italiani .

Zakharova contro giornalisti e media italiani: “Coinvolti nell’aggressione alla Russia”

Per Zakharova, l’attività dei giornalisti di media occidentali – non solo la Rai ma anche la Cnn, il New York Times e altri ancora – entrati nella regione russa di Kursk dall’Ucraina è una “prova del loro coinvolgimento diretto nell’attuazione di un’aggressione ibrida su larga scala contro la Russia”. “Contro alcuni di questi rappresentanti dei media stranieri sono già stati aperti procedimenti penali per aver attraversato illegalmente il confine di Stato”, ha poi aggiunto la portavoce in un’intervista al giornale Vzglyad, poi ripresa sul suo canale Telegram.

Per Zakharova, “i resoconti dei media occidentali dalla regione di Kursk perseguono una serie di obiettivi, tra cui la protezione dei crimini di Kiev, la manipolazione dell’opinione pubblica e la creazione del contesto necessario per un ulteriore sostegno occidentale alle forze armate ucraine”. “Questi pseudo-reporter possono essere qualificati solo come traditori della professione che si sono abbassati a partecipare direttamente alla fabbricazione e diffusione della propaganda ucronazista”, ha affermato ancora la portavoce.

Zakharova contro la Rai e Ilario Piagnerelli: serviz

Dopo il caso di Battistini e Traini, Mosca ha poi attaccato direttamente – sempre tramite Zakharova – il giornalista Rai Ilario Piagnerelli. Il servizio messo sotto accusa è quello in cui il reporter riprende – a sua insaputa – un soldato ucraino con dei simboli neonazisti. L’accusa di Mosca è quella di “elogiare i neonazisti ucraini mentre posano in reportage indossando simboli delle SS“. “Come sapete, le autorità russe hanno aperto un procedimento penale contro i giornalisti italiani per aver attraversato il confine russo illegalmente, ma questo, secondo me, non è il reato più grave dei dipendenti della Rai” ha detto la portavoce russa. “I media occidentali continuano a impegnarsi nella riabilitazione mirata dei neonazisti ucraini e nella revisione delle decisioni del tribunale di Norimberga”, ha detto ancora Zakharova citando poi direttamente Piagnerelli. “In precedenza, il corrispondente Piagnerelli aveva già riferito di storie su Bucha e su un neonazista defunto di Pravi Sektor, che è bandito in Russia“, “ora ha raggiunto un nuovo livello dopo aver fatto un’intervista in cui mostra un uomo che indossa un cappello con il segno della divisione SS “Leibstandarte Adolf Hitler”, ha affermato la portavoce.

Poi l’accusa finale: “I media italiani ricordano sempre di più il Volkischer Beobachter (Osservatore popolare, il giornale organo ufficiale del Partito nazista). Aspettiamo la reazione ufficiale di Roma” ha concluso Zakharova che poi è ritornata sull’argomento ironizzando sul fatto che il cronista italiano abbia cancellato il post sui social del reportage in cui si vede il soldato ucraino nazista: “L’italiano amante dei neonazisti ucraini si è innervosito. Perché?”.

Il post del giornalista Rai Ilario Piagnerelli

A stretto giro è arrivato il post di Piagnerelli, in cui ha spiegato la sua versione dei fatti: “Sono cresciuto con un nonno partigiano, di quelli veri, che oggi non avrebbero dubbi nel distinguere tra invaso e invasore, tra chi resiste e chi occupa. Sono stato educato ai valori della Costituzione. Mi rammarico profondamente di aver dato voce, anche se per pochi secondi, a un soldato ucraino che solo dopo la messa in onda del reportage ho notato indossare una patch con un simbolo nazista. Esiste in Italia una rete di profili pro-invasione legati a Mosca, che dedica le sue risorse a screditare il lavoro mio e degli altri inviati. Fingono sconcerto, ma hanno trovato in quell’immagine un formidabile argomento di propaganda anti-ucraina”. Poi la promessa: “Quella appena conclusa è stata la mia quindicesima trasferta in Ucraina. In due anni e mezzo ho prodotto decine di servizi e centinaia di dirette. Tra i servizi pubblici europei, la Rai è probabilmente quello che sta raccontando il conflitto con maggiore assiduità. I nostri reportage vengono spesso distribuiti in Eurovisione. Anche per questo subiamo attacchi, come quelli, recentissimi, seguiti allo scoop mondiale di Stefania Battistini. Il nostro lavoro continuerà a essere libero da condizionamenti e improntato al massimo rigore”.