Da Napoli un ponte per il Fronte Polisario. Imbavagliati, Festival Internazionale di Giornalismo Civile, ideato e diretto da Désirée Klain, che dal 2015 dà voce a quei giornalisti che nei loro paesi hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi dittatoriali, è vicino al Popolo Saharawi. “Venerdì 13 novembre – racconta nel video la giovane attivista Tagla Brahimle forze armate marocchine hanno violato deliberatamente l’accordo del cessate il fuoco firmato nel 1991, inviando le forze militari attraverso tre brecce ad est del passaggio illegale di El Guerguerat contro i civili saharawi, che manifestavano pacificamente nella zona dal 21 ottobre. Il Fronte Polisario è riuscito a mettere in salvo tutti i manifestanti e sabato 14 novembre, il presidente Brahim Gali ha ufficialmente annunciato la fine dell’impegno per il cessate il fuoco. Inoltre ha delegato, come previsto dalla costituzione della Repubblica araba Saharawi democratica, i propri poteri civili al suo vicepresidente, prendendo così il comando dell’esercito di liberazione. Ancora una volta il Marocco dimostra la propria arroganza militare su un popolo inerme, che ha fatto della pace la sua bandiera verso l’indipendenza. Ancora una volta il popolo saharawi è obbligato a prendere le armi per difendersi”.

Fin dalla nascita del festival contro i bavagli – spiega la direttrice artistica Désirée Klain – abbiamo abbracciato la causa del popolo Sarharawi. Nel 2015, per la prima volta, un giornalista marocchino, il nostro testimone Alì Lmrabet, che ha scontato diversi anni di carcere nel suo paese per la pubblicazione di alcuni suoi articoli, contestati dal ‘regime’, si sedeva allo ‘stesso tavolo’ con Fatima Mahfud, rappresentante il fronte il Fronte Polisario in Italia”.

Nel 2016, in una gremita Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore, per la II edizione del “Premio Pimentel Fonseca” (prologo di Imbavagliati) fu premiata Djimil Elghalia. Vice presidente dell’“Associazione Saharawi” in favore delle vittime delle gravi violazioni dei diritti umani ad opera dello Stato Marocchino” e membro del “Comitato per le Famiglie Saharawi scomparse”, Elghalia con la sua immagine, la sua forza, la sua volontà rappresenta un indiscutibile simbolo di resistenza pacifica. Attraverso la sua vicenda di autentica “notizia vivente”, l’attivista porta avanti un messaggio di pace e fraternità e, nonostante le torture ricevute durante la prigionia, continua a battersi per l’autodeterminazione di un popolo che da più di tre decenni difende la propria indipendenza, attraverso un’azione mirata alla riconciliazione.

Sempre nel segno del popolo Saharawi fu l’attore spagnolo Carlos Bardem, fratello del premio Oscar Javier e di Mónica, a ritirare il “Premio Pimentel Fonseca 2017”. Il riconoscimento, alla sua terza edizione, fu assegnato alla madre Pilar Bardem. La leggendaria attrice, già insignita del prestigioso Goya, che, come i suoi figli, da tempo è un’instancabile attivista per i diritti civili. L’anno scorso a vincere il premio Fonseca è stata Helena Maleno. La giornalista e attivista spagnola vive in Marocco, dove denuncia le violazioni dei diritti che avvengono sulle frontiere spagnole del sud e lavora per supportare le comunità sub-Sahariane durante il processo di migrazione. Helena usa i social network quotidianamente per segnalare le imbarcazioni alla deriva o chi varca il confine, coordinandone il salvataggio. Attualmente è perseguitata dall’unità anti-immigrazione della polizia nazionale spagnola per aver difeso il diritto alla vita dei migranti.

https://video.ilriformista.it/l-allarme-del-popolo-saharawi-le-forze-armate-marocchine-hanno-violato-il-cessate-il-fuoco-AsnWopFJfD

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