Definire i poteri del Presidente della Repubblica in linea teorica è cosa semplice, basterebbe citare gli articoli della Costituzione che ne disciplinano le funzioni. La figura stessa del Presidente della Repubblica è stata concepita e disegnata dai costituenti come arbitro e garante di equilibrio, eccetto per i casi in cui è la Costituzione ad attribuirgli il dovere di intervento.

I primi presidenti hanno incarnato una visione notarile del ruolo, accompagnati sempre da un Ministro del governo, non entrando mai nel dibattito politico, limitandosi al ruolo di garanti della Costituzione. Il primo Presidente che scelse una forma di interventismo fu Saragat, ma non invadendo il campo della politica, diversamente dalle celebri “picconate” dell’ultimo tratto di mandato di Francesco Cossiga. Perché è la nascita di quella giornalisticamente definiamo “seconda repubblica” che sancisce un cambio di passo anche nell’interpretazione dei poteri presidenziali, che saggiamente Giuliano Amato incastonò nella metafora della “fisarmonica”.

I poteri del Presidente della Repubblica non sono statici, lo sono le funzioni, ma il potere no, quello è dinamico. Una dinamicità che tende appunto ad estendersi in base allo “stato di salute” dei partiti e della politica. Non è un caso che il più interventista tra i Presidenti Giorgio Napolitano esercito un interventismo che ha ridisegnato l’immagine stessa della “presidenza” proprio in una fase critica e drammatica del sistema politico. Una differenza fondamentale tra prima e seconda repubblica, risiede nella solidità delle forze politiche, quel cosiddetto sistema dei partiti sui cui si fondava l’architettura costituzionale, e che permetteva al sistema politico di assorbire e riassorbire anche le fasi più critiche, lascino al Presidente il ruolo appunto di mero notaio.

Lo stesso primo settennato di Sergio Mattarella è caratterizzato da un forte interventismo, meno ricercato e quasi subito, ma reso necessario dall’impasse politica. Non è un caso che dal 2022, dalla traduzione in termini parlamentari di un responso delle urne chiaro, il ruolo del Presidente è rientrato nell’alveo di “garanzia” notarile, nonostante gli inviti spesso fuori luogo di chi cerca di strattonare il Colle per gettarlo nella mischia. Come disse lo stesso Sergio Mattarella “il Presidente non deve condividere il contenuto degli atti è chiamato a firmare”, deve appunto verificarne la conformità alla Costituzione.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.