Nella Bibbia non c’è traccia di queste rinunce
Da prete sono per i matrimoni dei sacerdoti: amare non è peccato e le vocazioni aumenterebbero
Chi ama dice Sant’Agostino “non pecca”. Il farsi prete non sarebbe il rifugio di molti “disturbati sessuali” ma aiuterebbe la qualità e la santità della vita sacerdotale

Nel “Si&No” del Riformista spazio al dibattito sul matrimonio dei preti, le donne diacono e la benedizione coppie gay. Favorevole don Luigi Merola, parroco anticamorra di Napoli, secondo cui “non ci sarebbero tutti questi scandali e poi nella Bibbia non c’è traccia di queste rinunce”. Contraria suor Anna Monia Alfieri. “La Chiesa si è sempre riconosciuta nei dettami attuali, espressioni del Signore” sottolinea.
Qui il commento di don Luigi Merola
Mi sono sempre chiesto già in Seminario minorile e poi successivamente a quello maggiore, nel lontano 1986, da seminarista, perché un giovane deve amare solo Dio e non amare pure una famiglia? Perché il prete cattolico, unico al mondo nella religione monoteista, non si deve sposare? Perché non deve sentire la gioia di essere chiamato papà? Dove troviamo scritta questa rinuncia? In quale libro sacro?
Nella Bibbia, parola di Dio, come da piccoli ci hanno insegnato, non c’è traccia di questo argomento o meglio di questa rinuncia; mentre nella vita quotidiana sia in campo pedagogico sia in quello psicologico ci dicono che l’uomo, maschio e femmina, Dio li creò perché si amassero e stessero assieme. Infatti, la Bibbia, fin dal suo primo libro, Genesi, dice che “Dio li creò maschio e femmina e li creò perché stessero assieme”; e lo stesso Gesù, nel vangelo guarisce la “suocera di Pietro” e ancora leggiamo che “molte donne seguivano gli apostoli”.
Dagli studi di analisi all’interno della Chiesa Cattolica, realizzati in questi anni sulla spinta anche dai vari Papi, da Giovanni XXIII al nostro caro Francesco, si legge che “nei nostri seminari abbiamo avuto molti seminaristi, diventati poi preti, e che con il passar degli anni si sono dichiarati omossessuali. C’è una percentuale altissima di ecclesiastici, che hanno anche il potere decisionale, di far parte di quello che papa Francesco definisce “lobby gay”.
Premetto che non ho nulla contro i gay, ma non possono e non devono trovare nel sacerdozio il “rifugio” per poi nascondersi e coprire quello che è la loro scelta di vita sessuale. Aprire il matrimonio ai preti aiuterebbe non solo le vocazioni che sono ormai al minimo storico, ma aumenterebbe la qualità della vita pastorale come succede in America e nel nord Europa, e porterebbe una diminuzione degli scandali.
Il farsi prete non sarebbe il rifugio di molti “disturbati sessuali” che vedono il sesso come peccato e come la porta dell’inferno, ma aiuterebbe la qualità e la santità della vita sacerdotale. La Chiesa Cattolica è l’unica al mondo ad avere ogni giorno scandali che hanno al centro il disordine sessuale dei suoi preti. La donna aiuterebbe il suo uomo ad essere sempre più immagine e somiglianza di Dio. L’amore è il secondo nome di Dio leggiamo nel Vangelo di Giovanni. Dio è Amore, è comunione, non è solitudine. Il prete, alla domenica, finita la messa davanti a 500 persone, si ritira in canonica, tutto solo e lui solo!
A questo si aggiunge poi l’alto numero dei preti anziani in pensione senza nessuna cura. Mancano le case del clero in tutte le 104 diocesi di Italia. Ne abbiamo pochissime. La famiglia del prete, moglie e i suoi figli aiuterebbero negli anni in cui le forze vengono meno, ad essere ancora “utili” alla Chiesa, invece di essere abbandonati. Sono anche favorevole al diaconato delle donne. Nella storia della Chiesa sempre la donna ha avuto un ruolo importante. Le diaconesse sono sempre esistite e solo nel corso dei secoli, con gli ultimi Concili, la donna ha perso il suo ruolo. Fa bene Papa Francesco nel Sinodo che si terrà dal 4 al 29 ottobre, “Per una Chiesa sinodale” a dare una maggiore importanza alla donna nella Chiesa.
Infine, se sono d’accordo con la benedizione di due persone che si amano dello stesso sesso? Sì, chi ama dice Sant’Agostino “non pecca”. E parlo di benedizione e non di sacramento, perché il sacramento richiede preparazione e maturità. La Chiesa deve cambiare, si deve convertire, altrimenti rischia, e lo vediamo ogni domenica, di essere isolata e di non parlare più al mondo. Chiese aperte fino a sera tardi, non come “negozi”, non come musei a pagamento; chiese spalancate con le sue attività ludiche-ricreative come era l’azione cattolica, a favore dei disagiati, degli ultimi, dei minori e dei giovani che nelle nostre città diventano manovalanza della camorra, della mafia, del malaffare, e quasi sempre al centro del degrado e della povertà culturale.
La Chiesa deve ritornare a splendere, non solo della luce di Cristo, ma della sua credibilità. Altrimenti fra cent’anni finirà negli scandali e non avrà più il tempo di annunciare Cristo e il suo messaggio salvifico. La Chiesa fra pochi anni chiuderà non solo le parrocchie, ma anche le diocesi perché mancheranno donne e uomini di qualità e staremo dietro alle tante storie perverse che i giornali racconteranno ogni giorno affinché qualcuno sani l’insanabile che quasi sempre ha come tema gli ecclesiastici che si macchiano di gravi crimini.
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