L'editoriale
Da Tangentopoli a oggi l’uso politico della giustizia fa vincere Lega e M5S
Adesso è tutto definitivamente sul tavolo: dal 1992 ad oggi sono cambiati i bersagli, ma è rimasto in piedi un circo mediatico, giudiziario, partitico che ha manipolato la vita politica italiana a colpi di avvisi di garanzia, di arresti, di titoli dei giornali, di trasmissioni televisive. Il circo è composto da alcune procure (in primis quella di Milano), poi da alcuni cronisti giudiziari talora con annessi direttori, quindi da alcune trasmissioni televisive, infine da una parte del Pci-Pds-Pd. Alle origini c’è la scelta del gruppo dirigente del Pds, comunicata da Chiaromonte a Craxi, a Renato Altissimo, ad altri esponenti politici. Dopo il 1989 e il cambio del nome, “i ragazzi di Berlinguer” avevano davanti a loro una strada maestra, quella di raccogliere la prospettiva avanzata dai miglioristi (Napolitano, Chiaromonte, Macaluso, Ranieri, Cervetti) e di dare al cambio del nome una profonda sostanza politica, trasformando il Pds in un partito laburista-socialdemocratico e conseguentemente di realizzare l’unità con il Psi di Craxi costruendo così un’alternativa democratica alla Dc. Invece nel cuore del Pci-Pds c’era l’ipoteca berlingueriana fondata sul rifiuto dell’omologazione socialdemocratica, sulla scelta di una pregiudiziale antisocialista e su un’alternativa a tutto e a tutti basata sulla questione morale.
Allora Chiaromonte comunicò che “i ragazzi di Berlinguer” avevano scelto la “via giudiziaria”. Craxi ebbe il torto di non capire le implicazioni di quella comunicazione e nel 1991 raccolse l’appello di D’Alema e Veltroni di non provocare le elezioni anticipate in quell’anno. Craxi riteneva che comunque la forza della politica era tale che si sarebbe affermata l’unità socialista fra il Psi e il Pds. In effetti D’Alema e Veltroni volevano solo guadagnare tempo in attesa di tempi migliori. I tempi migliori furono offerti dalla decisione di una parte dei poteri forti di questo paese di non accettare più la mediazione della politica nelle decisioni fondamentali e anche di far saltare il sistema di Tangentopoli che vedeva associati tutti i grandi gruppi imprenditoriali-finanziari-editoriali e tutti i partiti senza eccezione alcuna perché esso, dopo il trattato di Maastricht, era diventato antieconomico. Al decollo di Mani Pulite non c’era il Pds.
Al decollo c’era il pool dei Pm di Milano, più i direttori dei quattro principali giornali (che si consultavano ogni sera alle 19), più il Tg3 e Samarcanda, più in un secondo tempo le reti di Berlusconi che voleva evitare di fare la stessa fine di Ligresti, imprenditore amico di Craxi. Per qualche tempo Borrelli accarezzò il sogno che il presidente della Repubblica Scalfaro avrebbe chiamato a dirigere il paese proprio “i magistrati senza macchia e senza paura”. Quando questo sogno si rivelò impraticabile, all’operazione Mani Pulite fu associata l’ala post-berlingueriana del Pds (mentre alcuni miglioristi passarono guai seri) che aveva nel pool come punto di riferimento il viceprocuratore D’Ambrosio, che non a caso emarginò Tiziana Parenti, che voleva perseguire anche il finanziamento irregolare del Pci-Pds. Così il Pds fu letteralmente salvato nel processo Enimont, quando risultò che Gardini si era recato in un incontro con i massimi dirigenti del Pds in via delle Botteghe Oscure portando una valigetta con dentro un miliardo. «E che potevo mandare un avviso di garanzia al signor PCI?», osservò il garantista Di Pietro, successivamente (vedi i casi della vita) eletto deputato nel collegio del Mugello nelle liste del Pds. Che il pool facesse politica in modo assai spregiudicato è dimostrato dal trattamento riservato a Berlusconi.
Nel ’92-’93 Berlusconi non ebbe alcun guaio giudiziario. Contro di lui si è scatenato l’inferno quando decise di scendere in politica fondando Forza Italia e quindi offrendo un soggetto politico a quell’area moderata, liberale, riformista alla quale il pool aveva tolto ogni punto di riferimento politico tradizionale. Da allora Berlusconi ha totalizzato circa 70 processi, Mediaset è stata bombardata, molti dirigenti Mediaset sono stati perseguiti. Così per lunghi anni la vita politica italiana è stata caratterizzata non da un’alternanza di tipo europeo fra un grande partito socialdemocratico e un grande partito moderato-conservatore, ma da un’alternativa del tutto anomala fra un partito post-comunista sostenuto da alcune procure attraverso l’uso politico della giustizia e un leader carismatico capace di costruire consenso sia grazie alla sua capacità di coalizione (il centro-destra, il PdL, etc.) sia grazie al suo conflitto di interessi. Per quello che ci riguarda non abbiamo esitazione nel dire che siccome la coalizione Pds-Margherita-procure aveva in sé forti contenuti autoritari e illiberali, per tutta quella fase Berlusconi, con tutti i suoi difetti e contraddizioni, ha comunque svolto un positivo ruolo liberale. La fase finale di quello scontro è stata segnata appunto dal processo Mediaset, dalla condanna di Berlusconi, dalla crisi economica e politica del 2011, dal governo Monti.
Cosa è derivato da quell’ulteriore salto di qualità nell’uso politico della giustizia, combinato insieme con la crisi finanziaria del 2010-2011? I risultati elettorali prima del 2013 e poi del 2018 sono la conseguenza di tutto ciò. L’efferato uso politico della giustizia, combinato con le difficoltà economiche, ha messo in crisi anche la dialettica della Seconda Repubblica, quella fra Forza Italia e il Pd, ha certamente ridimensionato Forza Italia che ha pagato sia i suoi errori politici, sia gli ingiusti colpi giudiziari inflitti al suo leader, ma ha ridimensionato anche il Pd (chi è causa del suo mal pianga sé stesso) e ha prodotto l’affermazione da un lato di una forza populista, giustizialista, antiparlamentare, antindustriale qual è il M5s, e dall’altro nel centro-destra della Lega a guida Salvini, ben diversa dalla Lega Nord, una forza sovranista, razzista, che punta a fare il pieno anche dei voti di estrema destra “civettando” con i suoi “valori”.
Per di più le intercettazioni derivanti dal trojan di Palamara hanno messo in evidenza a quale degrado è andata incontro la magistratura combinando insieme i rapporti incestuosi con la politica e il carrierismo. Tutto ciò accade mentre è in atto la più grave crisi di natura sanitaria, antropologica ed economica che l’Italia ha affrontato dalla fine della Seconda Guerra Mondale. Per quello che ci riguarda non abbiamo esitazione nel dire che l’uso politico della giustizia dal 1992 ad oggi è stato un autentico virus che ha corroso e degradato la vita politica italiana e le istituzioni. Adesso è squadernato davanti a tutti quello che è avvenuto per emarginare Berlusconi, ma l’effetto parallelo è stato anche l’affermazione di forze distruttive come la Lega e il M5s.
Che in una situazione di questo tipo l’on. Verini, responsabile giustizia del Pd, risponda difendendo le sentenze e rifiutando la riforma della magistratura con la separazione delle carriere mette in evidenza che una parte del partito democratico è sordo e cieco, ancora servo sciocco della parte più integralista della magistratura. Ma forse questa cecità deriva anche dai numerosi servizi ricevuti con i salvataggi di esponenti del Pds-PD. La “grazia ricevuta” è una categoria dello spirito e anche della politica.
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