Dagli stipendi alle aggressioni: quali sono i problemi della Sanità italiana e perché non sono solo nei pronto soccorso

Foto Mauro Scrobogna/LaPresse 04-08-2023 Roma (Italia) Politica - Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini, Inaugurazione Posto di Polizia h24 in Pronto Soccorso - Nella foto: All’ospedale San Camillo Forlanini si inaugura il Posto di Polizia h24 in Pronto Soccorso August 04, Rome (Italy) Politics - San Camillo Forlanini Hospital, Inauguration of the Police Station 24 hours a day in the Emergency Room - In the photo: At the San Camillo Forlanini hospital, the 24-hour Police Station is inaugurated in the Emergency Department

Negli ultimi anni, la situazione nei pronto soccorso italiani è diventata sempre più critica, mettendo in evidenza le profonde carenze del sistema sanitario nazionale e l’accesso dei cittadini alle cure. I problemi sono molteplici e complessi, ma una delle cause principali è la mancanza di personale sanitario (medici, infermieri, operatori sociosanitari) in numero adeguato. Spesso i concorsi per le assunzioni risultano deserti.  Ma quali sono le ragioni dietro questa carenza? Esaminiamole nel dettaglio.

Paghe basse, scarsa possibilità di carriera e aggressioni

Una delle principali ragioni per cui i medici scarseggiano nei pronto soccorso è la retribuzione inadeguata. In Italia, i medici guadagnano significativamente meno rispetto ai colleghi europei. Secondo un rapporto della Commissione Europea del 2021, lo stipendio medio di un medico italiano è inferiore del 20-30% rispetto alla media europea. Questo divario salariale rende le posizioni nei pronto soccorso poco attraenti per i giovani medici, che spesso scelgono di trasferirsi all’estero in cerca di migliori opportunità economiche. Un altro fattore determinante è la carenza di opportunità di crescita professionale. Nei pronto soccorso, i medici trovano poche possibilità di avanzamento di carriera. La stagnazione professionale è una realtà che demotiva molti giovani laureati in medicina, i quali vedono poche possibilità di evolvere verso ruoli più specializzati o di gestione. La mancanza di percorsi chiari e definiti per la progressione della carriera scoraggia i medici dall’intraprendere una carriera professionale in pronto soccorso. Tuttavia, esiste un problema spesso ignorato, ma molto importanti. I pronto soccorso sono spesso luoghi di tensione, dove il personale medico è esposto a aggressioni verbali e fisiche. Secondo un’indagine dell’Associazione Italiana dei Medici di Emergenza (AIEM), nel 2022, il 65% dei medici di pronto soccorso ha subito almeno un episodio di violenza durante il proprio turno di lavoro. Questa situazione è aggravata dalla mancanza di misure adeguate di protezione e sicurezza, che rende il lavoro in pronto soccorso estremamente stressante e pericoloso.

Il problema oltre il Pronto Soccorso: la tanto bistrattata Medicina interna

La crisi non si limita ai pronto soccorso. Una volta stabilizzati i pazienti, sorge un altro grave problema: la mancanza di posti nei reparti di medicina interna. Questo pone i medici di pronto soccorso nella posizione scomoda, ovvero quella di non saper dove far ricoverare gli ammalati per poter proseguire il loro percorso di diagnosi e di cura. Questa carenza ha effetti devastanti sulla gestione dei pazienti, causando lunghe attese e sovraffollamenti nei pronto soccorso. Spesso i pazienti necessiterebbero un ricovero presso una delle divisioni di “Medicina Interna”. Tuttavia, spesso non si conosce la sua importanza. La medicina interna è una disciplina fondamentale per il trattamento di pazienti con patologie complesse e croniche. Questi reparti svolgono un ruolo cruciale nella continuità delle cure, specialmente per i pazienti anziani e quelli con malattie multiple. La medicina interna si occupa di una vasta gamma di patologie, offrendo un approccio completo e integrato alla cura del paziente. La mancanza di letti disponibili nei reparti di medicina interna significa che i pazienti non possono essere trasferiti dai pronto soccorso, aggravando ulteriormente la situazione. Infatti, secondo un report della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), nel 2023, l’Italia ha un deficit di circa 5.000 posti letto nei reparti di medicina interna. Questo dato è allarmante e riflette la necessità urgente di investimenti in queste strutture per migliorare la capacità di accoglienza e gestione dei pazienti. La carenza di posti letto provoca un effetto domino che inizia nei pronto soccorso e si estende a tutto il sistema sanitario, creando intasamenti e rallentamenti nella cura dei pazienti.

Prevenire è meglio che curare: il ruolo dei Medici di medicina generale

Oltre ai problemi nei pronto soccorso e nei reparti di medicina interna, un altro aspetto cruciale è il ruolo dei medici di base. Spesso, questi professionisti sono lasciati a svolgere meri compiti burocratici, anziché essere integrati attivamente nel processo diagnostico e terapeutico. Dotare i medici di base di strumenti diagnostici di primo livello, come ecografie, test laboratoristici e elettrocardiogrammi, potrebbe alleggerire significativamente la pressione sui pronto soccorso. Fornire ai medici di base gli strumenti necessari per effettuare diagnosi precoci e accurate può ridurre il numero di accessi non necessari ai pronto soccorso. Ad esempio, un medico di base dotato di un ecografo potrebbe individuare e trattare tempestivamente molte patologie, evitando il ricorso al pronto soccorso. Allo stesso modo, la possibilità di eseguire test di laboratorio e elettrocardiogrammi nello studio del medico di base permetterebbe di gestire meglio molte situazioni cliniche senza dover ricorrere agli ospedali.

Come riformare la sanità?

Indipendentemente dalle responsabilità a vario livello, è sempre più chiaro come una riforma del sistema sanitario sia urgente. Questo per garantire ai cittadini una migliore assistenza. Un sistema sanitario utile e sostenibile non dovrebbe vedere il primo contatto con i medici solo in pronto soccorso, ma presso i medici di medicina generale. Questi ultimi dovrebbero essere assistiti e supportati e non relegati (come spesso succede) ad un ruolo di meri burocrati. I medici di pronto soccorso necessiterebbero di migliori contratti, condizioni di lavoro migliori, maggiore tutela contro le aggressioni. E per ultimo andrebbero potenziati i reparti di medicina interna che sono quelli preposti a completare i percorsi di cura. D’altronde la pandemia ce lo ha insegnato. A che serve una sanità dove siamo bravi solo a creare centri di eccellenza (nostro vanto sicuramente) ma dove però abbiamo problemi a gestire (tanto per dirne una) una polmonite?