La maggioranza di destra scorda spesso che ‘nomina sunt consequentia rerum’. Così ci si scaglia contro la freddezza di Francia e Germania, si lamenta un sostanziale disinteresse dell’Europa, si denuncia uno stato di solitudine a Lampedusa. Tutte sensazioni reali, ma il punto è un altro: cosa fa la maggioranza di destra, la presidente Giorgia Meloni, il vicepresidente Matteo Salvini, per correggere a Bruxelles, a Parigi e a Berlino, per portare l’Europa queste impostazioni?

Basta guardare la cronaca degli ultimi giorni: Giorgia Meloni accolta come un rock star alla convention di Viktor Orban, considerato a ragione l’avversario principale della Commissione e specificatamente anche l’avversario principale delle richieste italiane di redistribuzione dei migranti. Ultimo ma non per importanza: Orban in questi mesi, è stato il vero alleato di Putin in Europa, il capo di Stato che ha bloccato in Consiglio molte decisioni sulle sanzioni alla Russia. Come sarà stato accolto nelle principali capitali del continente il nuovo matrimonio tra la presidente del consiglio italiano ed il fratello ungherese? Credo non serva un trattato di relazioni internazionali per conoscere la risposta.

Passano pochi giorni e a Pontida il vicepresidente del consiglio Matteo Salvini si presenta sul palco con Marine Le Pen, nemica giurata dell’Europa e del Presidente Macron. Inconsapevole del suo ruolo istituzionale, il leader della Lega poi denigra pesantemente il presidente francese Emmanuel Macron. Il suo urlato sostegno in Germania ai ‘neonazisti’ di Adf sta creando non pochi problemi ai popolari.

Ripeto la domanda di prima: le sparate di Salvini con la leader di Rassemblement National aiuteranno i rapporti tra l’Italia e la Francia, porteranno acqua al mulino delle richieste del nostro Paese? La domanda è retorica, perché la risposta è nelle enormi difficoltà che il nostro Paese ha in tutte le più importanti partite che si disputano a Bruxelles. Ecco perché non ci si può stupire: il comportamento del governo italiano è totalmente sconsiderato.

Ricordiamoci inoltre di un’altra grande ‘incompiuta’: la riforma del Mes, approvata da tutti gli Stati membri, meno che da uno: l’Italia. Il Fondo Salva Stati viene usato come arma di ricatto per correggere altre questioni aperte, come ad esempio il patto di stabilità ed il Pnrr. Il risultato è che non ci sono veri passi avanti, su niente. Insomma paga l’Italia. E questo, soprattutto, ‘grazie’ all’imperizia di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini.

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Toscano di Pelago in provincia di Firenze ed europeista da sempre. Classe’66, laureato in Scienze Politiche e deputato al Parlamento Europeo per Italia Viva nel gruppo Renew Europe. A Bruxelles dal 2014 e prima Consigliere Comunale, Vicesindaco e Consigliere Regionale. Padre di 3 figli e scout, in politica e nella vita.