Giustizia? Otterrai giustizia nell’altro mondo. In questo accontentati della legge. Forse. Già… Andatelo a spiegare al generale Mario Mori, perché è esattamente quello che pare abbiano in serbo per lui i magistrati che da vent’anni gli alitano sul collo. Senza sosta, senza tregua, con inchieste che gli piovono addosso e per quanto l’ombrello possa essere resistente, il vento di un’ossessione della magistratura poi lo spezza. Vent’anni di processi non sono bastati, né hanno saziato quella fame dei Pm le sentenze di assoluzione che scrivevano nero su bianco: la trattativa Stato-Mafia non c’è mai stata. Fatevene una ragione. No, la fame era troppa: divorare, divorare ancora.

Dal segreto al circo giudiziario e mediatico

E così alla vigilia dei suoi 85 anni il generale veniva a sapere di essere indagato per i reati di strage, associazione mafiosa, associazione con finalità di terrorismo internazionale ed eversione dell’ordine democratico. Sì. Avete letto bene. L’incubo senza fine continua. La (in)giustizia stringe il cappio. Ancora. E così mercoledì si è presentato in aula, di nuovo per la centesima volta, per essere sentito dalla procura di Firenze. Tutto coperto da segreto: quello che ha detto o non ha detto Mori doveva rimanere lì, in quell’aula e invece magicamente le veline sono volate fuori dalla finestra e atterrate sui giornali.

“Sono stato sentito dalla procura di Firenze. Al termine, l’atto istruttorio è stato secretato, il procuratore capo ha ribadito la segretezza dell’interrogatorio e il conseguente obbligo, per tutti presenti, di non divulgarne i contenuti- denuncia oramai stremato da questa magistratura Mori – Oggi su Repubblica, edizione Firenze, ci sono ampi riferimenti sia all’interrogatorio di ieri, sia all’audizione dell’anno scorso, atto parimenti coperto da segreto investigativo e, quindi, di contenuto non divulgabile. Constato che il circo giudiziario e mediatico, mi domando se non sia doveroso un intervento del Csm nella sua interezza e del ministro della Giustizia per verificare (e per i provvedimenti conseguenti) fonte e modalità di tale fuga di notizie, oltretutto imprecise”.

Csm alzi la voce

E già… L’imputato tradito proprio da chi dovrebbe, sempre e in qualunque caso, tutelare le sue garanzie. Ma è la rivincita della magistratura questa. Poche settimane fa il governatore Toti aveva osato scombinare i piani dando lui alla stampa, prima che lo facessero gli altri, la sua memoria difensiva. Un atto rivoluzionario. E allora la magistratura s’è vendicata. Le parole di Mori sono uscite da lì, certo, non si sa da chi, ma da quel palazzo fiorentino. Un antico vizio che fa della stampa il megafono della Procura (quando alla Procura conviene, s’intende). Nulla di nuovo, di segreto. Ma forse è ora che il Csm dica qualcosa. A tutti quelli che si stanno strappando le vesti per la separazione delle carriere e per l’autonomia dei magistrati in pericolo: alzate la voce per questo. Per un’ingiustizia che passerà alla storia. Il Csm alzi la voce.
Perché il silenzio, talvolta, uccide.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.