Dopo il caso di Angelo Burzi
Dal Mas: “Basta abusi dei Pm, pronta la mia legge”

La pausa natalizia ha consentito di lavorare ad una nuova legge che preveda l’inappellabilità da parte della pubblica accusa per gli assolti in primo grado. Un rimedio contro gli eccessi da vendetta giudiziaria che finiscono per esasperare gli imputati oltre ogni sopportazione, come è successo ad Angelo Burzi. «Non sarà l’Armageddon del diritto, ma al contrario l’affermazione di un principio giuridico sacrosanto, di garantismo applicato».
L’iniziativa che Franco Dal Mas, senatore di Forza Italia componente della commissione Giustizia, preannuncia al Riformista, punta dritto al cuore del problema. Saranno trascorsi presto quindici anni da quando – era il marzo 2007 – la Corte Costituzionale fece a pezzi la legge Pecorella, che scongiurava l’accanimento giudiziario sugli assolti in primo grado. Oggi i tempi sono maturi per rimettervi mano, mentre si deve riflettere sul dramma di Angelo Burzi. L’ingegnere 73enne, consigliere regionale del Piemonte, venne assolto per una vicenda di scontrini. Riconosciuto innocente oltre ogni ragionevole dubbio. Ma non per la Procura che ha presentato ricorso contro l’assoluzione, trascinando Burzi nello sfinimento di ulteriori tre anni di processo. A porre un argine contro l’appello dei pm contro le sentenze assolutorie sta lavorando il gruppo di FI a Palazzo Madama e le sintonie che gli azzurri contano di mettere insieme, ad un primo sondaggio, saranno trasversali.
Dal Mas inchioda la realtà: «Tangentopoli non è superata, se oggi siamo a contare la quarantaduesima vittima dall’avvio di quella operazione». Quarantuno sono, per la storia, le vittime di persecuzione giudiziaria che si sono tolte la vita a seguito delle indagini: «Alcuni di loro – sottolinea Dal Mas – non erano neanche iscritti nel registro degli indagati». La riforma del processo penale avanza in commissione, ma all’improvviso è sparito (“purtroppo”, aggiunge Dal Mas) dalla bozza Lattanzi l’articolo sulla non impugnabilità della sentenza. Ed ecco che, da Tangentopoli a Rimborsopoli, le garanzie previste dalla legge Pecorella potrebbero tornare uno strumento utile oggi ad evitare di ricadere nel baratro. Angelo Burzi si è sparato la notte di Natale, e prima che le Festività si chiudano con la coda dell’Epifania la politica prova a dare una risposta. «Angelo Burzi è la quarantaduesima vittima della stagione di Tangentopoli: quasi dieci anni di processo, una assoluzione in primo grado e una condanna in appello giunta poche settimane fa. Condanna che ha spinto Burzi a compiere l’estremo gesto», riassume Dal Mas.
«L’epilogo – il commento che accomuna il gruppo di FI a Palazzo Madama – che dimostra come poco o niente sia cambiato da quella ingloriosa stagione a oggi». Fino ad oggi il suicidio di Burzi è rimasto ai margini del Palazzo. Gli errori giudiziari – prosegue Dal Mas – e soprattutto i casi di ingiusta detenzione continuano a verificarsi a ritmi indegni di un paese come l’Italia, peraltro comportando costi enormi per la spesa pubblica». Una nuova legge Pecorella vedrà la luce in questo 2022? Le intenzioni sono buone. Forse i tempi sono maturi per seguire la rotta di Dal Mas: se un giudice assolve e un altro condanna, siamo già oltre “ogni ragionevole dubbio”.
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