Dal Molise la limonata senza zucchero ed indigesta per Elly Schlein e Giuseppe Conte

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

La limonata è stata indigesta, il ‘paziente’ giallorosso non ha trovato alcun giovamento dalla bibita consumata giovedì scorso all’Otter bar. Ed accidenti a Nicola (Fratoianni) che è l’unico ad averla ordinata, perché Elly si era concessa solo un bicchiere d’acqua, e Giuseppi un ben poco tonico Aperol. A guardare i dati che arrivano lentamente da Campobasso, il campo largo sembra sempre di più un campo santo.

E dire che era anche la prima volta che il Pd sosteneva un candidato 5 Stelle alla guida di una Regione, un battesimo che non poteva essere più sfortunato. Con uno spoglio che va a rilento, il sindaco di Termoli Francesco Roberti, frontman del centrodestra supera il 60%, con il suo avversario candidato dei giallorossi fermo intorno 40%.

Stessi dolori per il voto di lista, il Pd si aggira intorno al 15%, il M5S al 5/6%, nonostante esprimesse il candidato Presidente.
Al Nazareno sono pronti a spiegare la nuova disfatta con il solito vento di destra, il riferimento stavolta è al voto greco, con Mitsotakis che ha ottenuto la maggioranza assoluta, e la sinistra che è rimasta a guardare. Certo è che finora la nuova segretaria del Pd ha raccolto solo risultanti particolarmente deludenti, come a rinverdire un’antica profezia di Pietro Nenni (‘piazze piene, urne vuote’).

Provare, ci ha provato, Elly Schlein, ha spinto più che poteva sull’acceleratore il rapporto con Giuseppe Conte: la benedizione alla sfortunata manifestazione del ‘passamontagna’, la limonata indigesta in Molise, il corteo con Maurizio Landini sabato scorso. In più l’estate militante, il ricorso continuo alle piazze, un partito oggettivamente sempre più spostato a sinistra. Per scongelare la tumultuosa relazione con il M5S, si è attirata il pieno di critiche da un’opposizione interna che pure non è particolarmente incline ai distinguo.

Terminati i confronti elettorali per qualche mese (ma nel ‘24 si voterà un turno amministrativo rilevante per non dire delle europee), i giallorossi potranno concentrarsi sull’opposizione in Parlamento. Ma anche in questo caso, Elly e Giuseppi sono alle prese con una salita quasi impossibile. I due temi più rilevanti dell’agenda politica (Ucraina e Mes) vedono i tre partiti (c’è anche la coppia Fratoianni e Bonelli di Sinistra e Verdi) della ex maggioranza giallorossa, su posizioni, almeno apparentemente, molto lontane.

Il M5S ha continuato a fare di fatto il ‘megafono’ a Putin e si è astenuto in commissione sul Mes. Il Nazareno, dopo alcune iniziative giudicate da più parti ambigue (il voto nel Parlamento Europeo, la nomina di Paolo Ciani come vice capigruppo) ha ribadito il proprio sostegno all’Ucraina, anche dal punto di vista militare.

Non restano che il salario minimo e il caso della ministra del turismo Daniela Santanchè. Nel primo caso, però, i tecnici dei partiti da mesi tentano di raggiungere un compromesso che almeno fino ad ora non è stato raggiunto. D’altra parte, Pd e 5 stelle, neanche durante il Conte 2, riuscirono a varare una legge sull’argomento, nonostante avessero una maggioranza in Parlamento.

Sul secondo, ovvero gli ‘affari’ privati della Santanchè, il suo destino sembra dipendere più dagli equilibri di forza tra Fratelli d’Italia e Lega, che non da una mozione di sfiducia di Pd e 5 stelle. Il filotto in cui è incappata Elly Schlein è da far tremare le vene ai polsi, eppure continuerà ad inseguire Giuseppe Conte. Una sindrome di Stoccolma in piena regola che rischia di invischiare per lungo tempo il Pd.