Sabato una seconda riunione, ma il più sembra fatto
Dalla “coalizione” Londra-Parigi nasce una cornice securitaria, Giorgetti rilancia il piano già visto per il Covid

Mentre Sir Keir Starmer prende il comando della “coalizione dei volenterosi”, Re Carlo III lancia su Apple Music una sua playlist decisamente eclettica, con artisti per lo più del Commonwealth. Politica di potenza e soft power, l’alto significato simbolico e la cultura pop racchiuse in un’architettura solida ma flessibile. Segno di una ritrovata – in un certo senso mai persa – centralità di Londra.
Sono giorni frenetici tra le due sponde della Manica. La trasformazione avviata il 2 marzo, con il già storico vertice di Londra, è destinata a ridisegnare la cornice di sicurezza del Vecchio Continente, orfano degli Stati Uniti. Non stupisce l’ulteriore deterioramento delle relazioni tra Londra e Mosca con l’espulsione di due diplomatici inglesi accusati di essere spie. Dal canto suo, Parigi, prima e più affidabile sponda sul Continente, riunisce militari di rango per passare al lato operativo. Lontani i temi in cui Londra assemblava coalizioni analoghe contro la stessa Francia, allora prima potenza europea. Oggi l’obiettivo è costruire una cornice di sicurezza che garantisca l’autonomia politica di Kiev attraverso l’impegno di tutti.
Oltre 30 paesi coinvolti da Macron. Spicca la presenza di Irlanda e Austria, membri della Ue ma non della Nato. Ci sono anche il Giappone e la Corea del Sud con uno sguardo già al Pacifico. Partecipano alcuni membri del Commonwealth come Cipro, Nuova Zelanda e Australia. Del resto, truppe del Commonwealth hanno già combattuto sul suolo europeo. Un grande sistema il Commonwealth: testimonia la capacità di leggere criticamente l’esperienza coloniale, con le sue ombre ma anche luci, e sublimarla in una nuova cornice di cooperazione. E sicurezza reciproca. Allo stesso modo, questa ampia partecipazione fornisce una indispensabile respiro globale alla nascente coalizione, rispetto ad una Russia dissanguata sul campo e colpita, nel cuore burocratico e politico, con droni, ridimensionata in Siria e nel Caucaso. Nemmeno invitati, ça va sans dire, gli Stati Uniti.
L’attuale inquilino della Casa Bianca vanta buoni rapporti con Mosca, inaugurati negli anni ’80 quando introdusse nella New York “bene” Gorbaciov e fece visita a Mosca (il suo tramite era Yuri Dubinin, già mente della diplomazia culturale russa in Francia) e sembra intenzionato a ricostruire una relazione privilegiata, puntando alle sconfinate risorse naturali della Russia. Tuttavia Wall Street va giù, la sterlina si apprezza sul dollaro toccando l’1,29 – è in crescita da un mese -, il Canada rivendica le sue prerogative e anche i 40 mila elettori di Nuuk non sembrano avere l’intenzione di passare da un padrone all’altro.
Da capire su quale paese sarà imperniato il nascente meccanismo difensivo. La Polonia visceralmente anti-russa non può mancare, una Romania sconvolta internamente porta in dote la base Nato di Costanza, la Turchia – probabile persino una riapertura del processo di adesione alla Ue – avrà un ruolo determinante, il riarmo tedesco è partito per tempo. La proposta del Ministro italiano Giancarlo Giorgetti di un “rafforzamento di InvestEU per la difesa”, così da rendere più facili – e meno impopolari – gli investimenti in difesa, ha riscosso grande successo. Una sorta di riedizione di quanto visto per l’emergenza pandemica. Sabato una seconda riunione, ma sarà da remoto. Il più sembra essere fatto.
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