L'inchiesta del WSJ
Dalla raffineria di Priolo agli Stati Uniti, così il petrolio russo aggira (legalmente) le sanzioni di USA ed Europa contro Putin
La raffineria Isab di Priolo, stabilimento in provincia di Siracusa, finisce al centro di una inchiesta del Wall Street Journal. Il sito, secondo il quotidiano statunitense, servirebbe al regime russo di Vladimir Putin per aggirare legalmente le sanzioni stabilite da USA ed Unione Europea nei confronti del Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina dello scorso 24 febbraio.
Per capire la questione bisognare fare un passo indietro e capire perché la raffineria è finita al centro di una “zona grigia”. Lo stabilimento siciliano, che ha mille dipendenti ma che dà lavoro indirettamente ad altre 2mila persone, fa parte di un importante polo petrolchimico che vale il 51 per cento del PIL della provincia di Siracusa: anche il vicino porto di Augusta dipende molto dalla raffineria, considerato che nel 2021 sono passati 25 milioni di tonnellate di merci, di cui il 70 per cento erano prodotti petroliferi.
Il problema della raffineria riguarda innanzitutto la sua proprietà: Isab è controllata dalla svizzera Litasco, a sua volta controllata al 100 per cento dall’affiliata austriaca della Lukoil, che dipende completamente dall’azienda madre russa, seconda azienda petrolifera del Paese.
Watch: Months after the U.S. banned Russian oil, some Americans are filling up their vehicles with gas made from Russian crude. That’s because of a U.S. sanctions loophole. https://t.co/DuyqFBHvRo
— The Wall Street Journal (@WSJ) November 2, 2022
Per evitare qualsiasi rischio di cadere in sanzioni o questioni legali per i rapporti economici con la Isab, i maggiori istituti di credito italiani ed europei dopo lo scoppiare del conflitto in Ucraina hanno però smesso di concedere credito e garanzie alla raffineria di Priolo. Lo stabilimento prima dell’invasione comprava circa il 20-30% del greggio da raffinare dalla Lukoil, col resto da altri fornitori in particolare dall’Africa e dal Medio Oriente. Con l’interruzione di credito però, la Isab si è ritrovata col mercato bloccato e costretta a comprare greggio solo dalla Lukoil russa: circostanza che tra l’altro aveva provocato anche il paradossale risultato per l’Italia di vedere schizzare del 134% nel primo semestre del 2022 le importazioni italiane di petrolio russo, mentre il resto d’Europa traglia i ponti con Mosca per non finanziare il regime di Putin.
Uno ‘scambio’ con la Lukoil russa che dovrà essere interrotto il 6 dicembre prossimo, quando sarà operativo l’embargo al petrolio russo deciso dall’Unione Europea sei mesi fa. Anche per questo il timore per il nuovo governo è che la raffineria possa chiudere provocando un disastro economico e lavorativo nell’area: l’esecutivo sta pensando ad un “ombrello legale” da garantire alle banche, così che tornino a fornire prestiti e garanzie allo stabilimento per acquistare il fondamentale petrolio altrove.
Tornando quindi all’inchiesta del Wall Street Journal, il quotidiano economico ha scoperto che l’embargo americano al petrolio russo viene aggirato legalmente proprio grazie all’Isab di Priolo: dalla provincia di Siracusa almeno almeno 5 milioni di barili di greggio raffinato arrivano in vari stati americani.
Nulla di illegale, anche se tutto molto fumoso: benzina e altri derivati del petrolio vengono considerati originari del paese in cui vengono raffinati. Dunque i ‘prodotti’ dell’Isab siciliana sono, per le compagnie americane come Exxon, Mobil o Texaco, formalmente italiani.
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