Dalla Russia con amore. E con una serie di pretese grottesche, rimborsi spese, movimenti da decifrare nella campagna per aiutare l’Italia nella prima fase dell’emergenza covid. I russi volevano “sanificare l’intero territorio italiano entrando anche negli uffici pubblici e in tutte le sedi a rischio”. E quella missione costò alla fine circa tre milioni di euro all’Italia. Il Corriere della Sera ricostruisce quei giorni, la campagna russa, le pretese della delegazione e mette in fila alcune spese. Che, se confermate, sarebbero un’enormità rispetto ai sostegni effettivamente ricevuti.

La sera del 22 marzo atterrarono in Italia, all’aeroporto militare di Pratica di Mare 13 quadrireattori Ilyushin e 104 persone – 28 medici, 4 infermieri, il resto militari e forse apparati dell’intelligence. Alla guida il generale Sergey Kikot, vice comandante del reparto di difesa chimica, radiologica e biologica dell’esercito russo. Con lui Natalia Y. Pshenichnaya, vicedirettrice dell’Istituto centrale di ricerche epidemiologiche, e Aleksandr V. Semenov, dell’Istituto Pasteur di San Pietroburgo. Entrambi dal Rospotrebnadzor, la struttura sanitaria civile a cui il presidente Vladimir Putin aveva affidato la supervisione del contrasto all’epidemia.

A una riunione “segreta”, organizzata da Palazzo Chigi dopo una telefonata tra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Presidente della Russia Vladimir Putin, svelata dal quotidiano c’erano il generale Luciano Portolano, all’epoca comandante del Comando Operativo Interforze, e i membri del Comitato Tecnico Scientifico Agostino Miozzo e Fabio Ciciliano. Kikot, ha detto Miozzo, “parlava come se dovessero bonificare Chernobyl dopo l’esplosione nucleare. Ci disse che gli accordi di alto livello prevedevano sanificazioni su tutto il territorio e disse che loro intendevano sanificare tutti gli edifici, compresi quelli pubblici”. Alla proposta i due rifiutarono. Gli interventi dovevano riguardare soltanto ospedali e residenze per anziani.

Il New Yorker ha scritto che i russi, rimasti in Lombardia per altri due mesi, hanno “elaborato il Dna di un cittadino russo risultato positivo in Italia per le ricerche sul vaccino Sputnik”. La partnership tra l’ospedale Spallanzani di Roma e Mosca è stata interrotta soltanto dopo l’invasione dell’Ucraina. Già allora però il senatore di +Europa Riccardo Magi aveva presentato un’interrogazione per capire se ci fosse un accordo sull’operazione o se si trattava di un accordo verbale, per sapere che tipo di aiuti e personale e attrezzature fosse arrivato.

La viceministra degli Esteri Emanuela Del Re, a ottobre del 2020, parlò di 521.800 mascherine, 30 ventilatori polmonari, 1.000 tute protettive, 2 macchine per analisi di tamponi, 10.000 tamponi veloci e 100.000 tamponi normali – aiuti ampiamente insufficienti in un periodo in cui i positivi erano oltre 80mila al giorno e i morti più di ottomila. Secondo il Corriere quella missione russa costò oltre tre milioni di euro all’Italia: tra i presunti rimborsi spesa per ogni volo, l’alloggio di tutti i russi in un hotel di Bergamo – la Regione Lombardia aspetterebbe ancora il rimborso -, le spese agli italiani che hanno affiancato la missione.

Scenario inquietante quello tracciato dal quotidiano. Le minacce di “conseguenze irreversibili”, nel caso in cui l’Italia dovesse adottare nuove sanzioni contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina, dell’ex console russo a Milano Alexei Vladimorovic Paramonov, e le accuse al ministro della Difesa Lorenzo Guerini di essere diventato un “falco” e “ispiratore” della campagna antirussa in Italia; invece di intimorire l’Italia hanno portato ad approfondimenti su quei giorni di emergenza. I russi, tra l’altro, non avrebbero visitato né l’ospedale Sacco di Milano (avamposto in quella fase) né la zona più colpita dal contagio, quella del lodigiano, mentre entrarono più volte nella caserma militare di Orio al Serio per parcheggiare i mezzi.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.