Alla ricerca del “battito” del cuore del mondo David Quammen è partito decenni fa nella convinzione che quel cuore sia malato e, dunque, che il pianeta Terra rischi molto. Non è semplice “ecologismo”, “ambientalismo”, “naturalismo”: Quammen a suo modo ristabilisce un Ordine del Mondo. Diventato celebre per “Spillover”, il libro che nel 2014 “annunciava” indirettamente il Coronavirus, lo scrittore-scienziato americano ci offre adesso questo “Il cuore selvaggio della natura” (Adelphi, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra), un affascinante librone d’avventure – si può leggere anche semplicemente così – di storie, paesaggi, mondi che egli ha visto e raccontato, articoli diversi qui sistematizzati.

Quammen è stato autore di una serie di reportage per National Geographic, che nell’arco di vent’anni lo hanno portato nei luoghi più riposti del pianeta. Ne scaturisce un lungo, meraviglioso racconto nel centro di un’Africa che è la stessa di migliaia di anni fa, tra Congo e Gabon, lungo foreste nelle quali lo spericolato scienziato-fotografo Mike Fay si fa largo a colpi di machete, distruggendo i piedi nelle acque argillose di paludi infestate da insetti, cercando scimpanzé ed elefanti: centinaia di chilometri a piedi, una carovana alla quale Quammen si aggrega a tratti, ed è per noi una fortuna che l’abbia fatto. Davvero tutto sembra come ai tempi di Livingstone, c’è solo un cellulare in più, ma siamo ancora negli anni Novanta del secolo scorso, la tecnologia non è quella di oggi.

Insomma, Mike Fay perlustra luoghi sconosciuti, lontani dalla civiltà, là dove batte il cuore della Terra, con il coraggio di chi incede tra la vita e la morte. E dopo, ecco le descrizioni del Gabon, del Niger, del Kenya. In Tanzania Quammen scopre C-boy, un magnifico leone a cui eleva una “elegia”. E così via, in un’Africa a tratti hemingwaiana ma ancora più sconosciuta e vera. Fino ad andare dall’altra parte del mondo, e noi ignorantissimi siamo subito andati a vedere i capitoli sulla Kamčatka, remota Regione della Russia (che non è dunque solo un “territorio” del Risiko…), terra molto poco popolata che ha fondamentalmente una ragione per vivere: il salmone. Quammen ci spiega tutto su questo pesce e su come possa costituire il centro vitale di una economia, e sul perché questo va assolutamente preservato. E ancora, in Patagonia.

Il mondo è incredibilmente più ricco di quello che pensiamo. Un libro che è anche un monito: «Questo libro vuole anche essere un monito e uno sperone a farci carico delle responsabilità personali che ricadono su ciascuno di noi rispetto alla questione del futuro della diversità biologica sul nostro pianeta. Non possiamo permettere che la natura selvaggia dei Serengeti e di altri grandi paesaggi sparisca da questa Terra solo perché ci sentiamo comodamente distanti da essa». Il mondo si può salvare, perché «è tardi ma non è troppo tardi».