Il Sì&No del giorno
Dallo stupro di Catania alla prof. di Varese: nessun allarme sicurezza, ma occorre lavorare sulla prevenzione

No, non possiamo parlare di allarme sicurezza in Italia, anche e soprattutto alla luce degli interventi del Governo in materia, che ha da subito riportato centrale, se non addirittura prioritario, il tema della sicurezza nelle nostre città.
Lavorare sulla prevezione
Vi è ferma condanna per i fatti di Varese e Catania, per quanto profondamenti differenti, le cui vittime hanno da parte mia e di Fratelli d’Italia tutto il sostegno e l’impegno a garantire che sia fatta giustizia. I sette ragazzi egiziani responsabili del gravissimo stupro di Catania, subito individuati e arrestati grazie al lavoro della Procura e dei Carabinieri, avevano già mostrato la volontà di non rispettare la loro collocazione in comunità e quindi il rispetto delle leggi del nostro paese: minori non rimpatriabili e che per anni si sono cullati nella politica lassista e ideologica della sinistra, e che ora, con la stretta voluta da Meloni, risponderanno dei loro crimini. Esigiamo certezza della pena, perché lo Stato deve metaforicamente prendere per mano le vittime, affinché non si sentano sole. Ma allo stesso tempo occorre lavorare sulla prevenzione: il Governo, nei primi 15 mesi dal suo insediamento, ha lavorato per garantire maggiore sicurezza nelle città: sono stati stanziati fondi per poliziotti e militari: 3,7 milioni per il 2023 e altri 20 milioni di euro annui arriveranno dal 2024 al 2030. Così come saranno ripartiti nel territorio nazionale 6.800 militari per l’operazione “Strade Sicure”, di cui 800 destinati a presidiare le stazioni ferroviarie, purtroppo ricettacolo di microcriminalità. Un segno concreto in risposta ad una richiesta dei cittadini.
I motivi del disagio
Allo stesso modo, il gesto del diciasettenne che a Varese ha accoltellato alla gola la professoressa, suscita indignazione e preoccupazione: non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto di crescente violenza nei confronti di docenti e dirigenti scolastici. Il Ministro Valditara che ha garantito ancora una volta la piena vicinanza e il pieno appoggio del Governo al personale scolastico, in termini sia di tutela legale che di costituzione come parte civile per danno di immagine, ove e quando possibile. Ma se alla magistratura spetta il dovere di fare luce sull’accaduto, alle Istituzioni è attribuito l’obbligo di interrogarsi sui motivi di tale disagio giovanile: occorre restituire autorevolezza alla figura dei docenti, spesso delegittimati e intimoriti e che pertanto abbandonano inermi il ruolo di “costruttori di relazioni”, traghettatori dall’infanzia alla vita adulta. Ma occorre agire a livello culturale sui ragazzi e sulle famiglie, nel tentativo di ricucire quell’alleanza che è alla base di ogni progetto educativo.
Deriva sociale e culturale
I genitori devono fidarsi del ruolo di educatore dei docenti, accompagnandosi ad essi e non sostituendosi. Senza bandiere politiche e strumentalizzazioni, deve essere unanime la condanna dinanzi ad ogni singolo caso di violenza e di aggressione: questa deriva sociale e culturale non appartiene e non può appartenere ad un Paese come il nostro.
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