Dana Lauriola “non si è pentita”, la no-tav deve restare in carcere

Dana Lauriola resta in carcere. Il Tribunale di sorveglianza di Torino ha respinto la richiesta di sospensiva della misura cautelare. La portavoce dei No Tav è stata condannata a due anni di reclusione nel carcere torinese Le Vallette, per violenza privata e interruzione di pubblico servizio. «È l’ennesimo fatto grave e ingiusto nei confronti di Dana, che risulta quindi l’unica, a oggi, del gruppo dei 12 condannati a essere stata mandata in carcere – commentano i No Tav in una nota – È che non vi siano le condizioni per giudicare Dana e i No Tav, serenamente e imparzialmente, ed è ora di prenderne atto».

Lauriola è stata arrestata all’alba dello scorso 17 settembre, quando gli agenti Digos si sono presentati a casa dell’attivista a Bussoleno, in Val di Susa. Attualmente sta scontando una condanna per un fatto avvenuto otto anni fa, quando circa 300 persone occuparono l’area del casello autostradale di Avigliana della Torino-Bardonecchia facendo passare gli automobilisti senza pagare il pedaggio, bloccando con il nastro adesivo l’accesso ai tornelli del casello. «Andrò in carcere, ma la notizia non giunge inaspettata. Ho semmai la fortuna di poter salutare famiglia e amici prima che vengano a prendermi». Aveva commentato appena appresa la notizia della condanna. «Credo che in prigione mi prenderanno in giro, sono l’unica in Italia ad andarci per un mezzo blocco stradale» aveva poi concluso.

A seguito dei fatti del casello di Avigliana ci furono dodici condanne per reati di violenza privata, danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio.  Tra loro c’era anche Nicoletta Dosio, ex professoressa e storica militante No Tav. Anche lei condannata per violenza privata e interruzione di pubblico servizio. Dosio non aveva mai chiesto misure alternative alla detenzione in carcere ma suo caso, complice le disposizioni governative per ridurre il sovraffollamento e i contagi da coronavirus, alcuni mesi dopo l’arresto, le sono stati concessi i domiciliari. A giugno del 2019, la Corte di Cassazione aveva confermato la sentenza di due anni di carcere per Lauriola. Qualche mese dopo, a novembre, la difesa aveva chiesto la misura alternativa dell’affidamento in prova, in una cooperativa – la Aeris – dove l’attivista già lavorava già dal 2015.

Il 14 settembre, però, il Tribunale di sorveglianza di Torino ha rifiutato tutte le misure alternative richieste, e ha dato il via libera all’arresto. I giudici avevano scritto nelle motivazioni della sentenza che «la necessità dell’arresto è stata giustificata dal mancato pentimento rispetto all’attivismo con il movimento No Tav». La società Sitaf, gestore dell’autostrada, aveva inoltre chiesto a tutti gli imputati un indennizzo di 25 mila euro. La cifra sarebbe giustificata dal danno d’immagine che si sarebbe portato con sé un progressivo abbandono da parte dei turisti, impauriti dalle azioni del movimento No Tav. Il danno materiale quantificato dal Tribunale è stato invece di soli 777 euro, corrispondenti ai mancati pedaggi di quella giornata, e successivamente rimborsati da tutti gli imputati.