Il 7 ottobre è il giorno che ha cambiato la storia. Anche se a Sanremo non se ne sono accorti. Hamas il 7 ottobre ha interrotto con i kalashnikov, i rapimenti e gli stupri un festival musicale israeliano. Terroristi come quelli che avevano fatto irruzione al Bataclan, a Parigi nel novembre 2015. Ma più violenti. E meglio armati. E a differenza loro, tornati a casa cantando vittoria. Diversamente da quel che è successo con il Bataclan, i terroristi di Hamas sono per una certa parte della sinistra farfallona molto difficili da condannare. Come lo sono per chi, come gli artisti ‘alternativi’ per definizione, è andato sul palco di Sanremo non solo in preda ad un’amnesia selettiva per le vittime del 7 ottobre, ma armato di microfono per accusare Israele di genocidio. Dargen D’Amico e Ghali, per intenderci. Che hanno calcato la mano, oltre che il palco, con pistolotti sul cessate il fuoco (lo chiedono ad Hamas? Agli Houti? All’Iran? A Putin? No, sempre e solo a Israele) per meglio sottolineare: il problema del Medio Oriente è che Israele si difende.

Il problema sono gli ebrei che si riappropriano della loro sicurezza. A Sanremo evidentemente chi prende la parola, tra una canzone e l’altra, la vede così. E a sinistra, tutto tace. Va tutto bene. O quasi. Solo uno si indigna. E scrive su Twitter cosa pensa. Si chiama Piero Fassino. E il suo tweet, tanto semplice quanto didascalico, risulta straordinario nel contesto piatto del Pd di oggi. “Il 7 ottobre Hamas ha massacrato centinaia di giovani che assistevano pacificamente a un festival musicale. E decine di altri ragazze e ragazzi di quel concerto sono tuttora ostaggi nelle mani di Hamas. Sconcertante che in un evento musicale come a Sanremo2024 nessuno lo abbia ricordato, mentre non è mancato chi ha usato la parola genocidio contro Israele”.

Piero Fassino è tra gli ispiratori, da sempre, di Sinistra per Israele, un network trasversale nato in area Dem per coinvolgere tutti i riformisti e i progressisti intorno alle ragioni dell’unica democrazia del Medio Oriente. Malgrado sia stimato e rispettato, avendo ricoperto la carica di ultimo segretario dei Democratici di Sinistra (dal 2001 al 2007) ed essendo uno dei due segretari che hanno co-fondato il Pd, dall’ultimo tweet ha ricevuto per lo più una pioggia di critiche e non pochi insulti. La sua posizione è rimasta isolata nel Pd. Filippo Sensi e Lia Quartapelle sono con lui, sì. Ma la quasi totalità del corpaccione dem no. I dirigenti, tanto per cambiare, non si pronunciano. Ma la base, la pancia del partito, quasi lo lincia. Lo dice solidarizzando con lui il Presidente del Senato, Ignazio La Russa: ‘’A sinistra lo stanno linciando perché ha detto una cosa di buonsenso’’. La frattura tra Pd riformista e Partito movimentista-radicale passa anche per il Medio Oriente. Solo pochi giorni fa a Roma, presso il circolo Lanciani del Pd, si era costituito il comitato di Sinistra per Israele nella capitale, guidato da Filippo Sensi.

“Non finiscono di arrivare persone al circolo del Partito democratico Lanciani per ascoltare, trovarsi, dire ci siamo. Inquieti, tormentati”, scriveva su X il senatore Filippo Sensi. “Nasce a Roma ‘Sinistra per Israele’, nel tempo più impossibile e assurdo, il più duro e inumano. Non lasciamo Israele a se stessa, non lasciamo Israele alla destra”, aveva detto in quell’occasione. Però il Pd lascia Israele a Sanremo. Alla desolazione delle parole in libertà di qualcuno, maldestramente e tardivamente rimbrottato dalla nota Rai diffusa ieri. L’Ad Rai Sergio ha chiesto a Mara Venier di leggere qualche riga di senso comune: “Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano, e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas, oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla comunità ebraica è sentita e convinta”. Da parte del Pd, silenzio di tomba. Qualche imbarazzo trapela dal Cda Rai e da una nota del sindacato Usigrai. Elly Schlein non interviene, finge di essere altrove. Parla invece l’Associazione 7 Ottobre, che oltre a Piero Fassino e Lia Quartapelle annovera le adesioni di Maria Elena Boschi (IV), Deborah Bergamini (FI) e tanti intellettuali, tra i quali Pierluigi Battista: “Per noi Israele è l’avamposto della libertà. E la difesa di Israele è la difesa dell’Occidente, la difesa di tutti noi. Siamo al fianco dei soldati che combattono per estirpare il terrorismo. Tutti i morti di Gaza sono responsabilità di Hamas”. Parole che il Pd di Schlein fatica molto a ritenere ricevibili e che rendono evanescente la linea del confine. Non di quelle mediorientali, no. Quella tra Pd e Movimento Cinque Stelle, che anche in politica internazionale tondono sempre più a sovrapporsi.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.