La cronaca di questi giorni ci offre a man bassa materiale per ragionare sugli “epuratori“, cioè quella categoria di persone che – per le ragioni più varie, ma comunque sempre arbitrarie – si è autoassegnata il compito di evangelizzarci sul bene e sul male, sui buoni (loro) ed i cattivi (gli altri).

Prima storia. Circa un anno fa il Giudice Istruttore belga Michel Claise, forte della scoperta di un borsone con 750mila euro in contanti, parte all’assalto del Parlamento Europeo, ricettacolo -egli ipotizza- di corruzioni indicibili. Arresta a destra e a manca, trattiene in carcere senza derogare nemmanco di fronte alle elementari esigenze affettive di una bimba di due anni, come si addice agli epuratori tutti d`un pezzo. Dopo un anno di fiammeggiante inchiesta e di dichiarazioni inflessibili (ma niente prove) sulla corruzione universale, si scoprono tuttavia i segni di una certa indulgenza verso una delle persone che pure la Procura aveva approfonditamente segnalato tra i protagonisti della (oscura) vicenda.

Come mai – ci si chiede – non l’ha mai nemmeno interrogata, costei? Si viene ora a sapere che il figlio di costei è socio in affari del figlio di costui (dell’epuratore, intendo), e qualche avvocato impudente (maledetti avvocati!) formalmente chiede: non sarà mica per questo? Lui al momento si chiude in uno sdegnato silenzio, ma prudentemente lascia l’inchiesta. Se fossimo lui, lo avremmo già arrestato. Invece diciamo, noi queruli e salottieri liberali e garantisti: semplici insinuazioni, si vedrà. Intanto, al momento il nostro epuratore ha dovuto rinfoderare la sua incandescente sciabola.

Seconda storia: Piercamillo Davigo. Un galantuomo, strepita Travaglio. Io, infatti, non ho il benché minimo dubbio che lo sia. Mai avuto. Ma il processo aveva ed ha ad oggetto non se il dott. Davigo sia un galantuomo, bensì se egli potesse consegnare a terzi atti di indagine coperti da segreto, oppure no. Anche in questo caso, ben s`intende, egli rivendica di averlo fatto per denunciare il male, in nome del bene. Secondo questi primi giudici, tuttavia, commettendo un reato. Si vedrà. Ora lui giustamente appella, ritenendo -immagino- che questo suo sacrosanto atto difensivo sia in qualche modo (quale?) diverso da tutte quelle altre impugnazioni che egli ha sempre denunziato come il male assoluto della giustizia penale. Un altro classico del mondo degli epuratori.

Piccola storiella in coda. Il Direttore Travaglio tuona, indignato, che questo è il mondo alla rovescia. Davigo condannato e il sindaco Uggetti – e qui quasi si strozza – assolto, vergogna. Questo, cari lettori, è il mondo semplificato nel quale si baloccano gli epuratori: io buono, tu cattivo, com’è che non tornano i conti? “È il mondo alla rovescia!”, strepitano, mentre camminano, impettiti, con le mani a terra ed i piedi in aria.

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