L'esclusione del Sudafrica
Dazi in Africa, verso la cancellazione dell’AGOA: le ragioni per farsi ascoltare da Washington

Dopo la sospensione delle attività dell’agenzia di cooperazione USAID, decisa a fine gennaio dall’Amministrazione Trump, i Paesi africani potrebbero essere colpiti da un’altra misura restrittiva di Washington nei loro confronti: la probabile decisione del Presidente americano di non rinnovare l’African Growth Opportunity Act (AGOA), che consente a molti Paesi del Continente di esportare senza barriere doganali i propri prodotti in USA.
I dazi
Questo importante programma di sostegno commerciale per l’Africa, nato nel 2000, potrebbe infatti essere cancellato nel prossimo settembre, in considerazione della nota propensione della nuova Amministrazione americana verso i dazi doganali. Già le dichiarazioni del Presidente Trump nel cosiddetto “Liberation Day” del 2 aprile scorso hanno suonato le campane a morto sull’AGOA, visto che gli USA intendono imporre a tutti i Paesi, inclusi quelli africani, una tariffa base del 10% sulle importazioni. Il 2 aprile sono anche stati annunciati dazi del 30% sul Sud Africa, del 50% sul piccolo Lesotho, del 47% sul Madagascar, del 28% sulla Tunisia, del 21% sulla Costa d’ Avorio, e del 37% sul Botswana.
L’esclusione del Sudafrica
Alcune dichiarazioni di membri autorevoli del Partito Repubblicano al Congresso USA, e dello stesso Trump, hanno anticipato un’immediata esclusione del Sud Africa dagli attuali vantaggi del trattato AGOA, a causa di un controverso Expropriation Act del Governo di Pretoria ai danni dei proprietari bianchi latifondisti. Il valore complessivo dei beni africani importati in USA grazie all’Accordo AGOA nel 2023 è stato di 9.7 miliardi di dollari (petrolio, abbigliamento, prodotti agricoli); numeri irrilevanti per l’economia americana, le cui importazioni complessive hanno totalizzato nello stesso anno 3.9 trilioni di dollari; ma considerevoli per quelle africane, soprattutto per Paesi esportatori come Senegal, Nigeria, Kenya, Ghana, Costa d’ Avorio, ed appunto Sud Africa, il quale invia negli Stati Uniti agrumi, vino, prodotti tessili per circa 2 miliardi di dollari ogni anno.
Il consenso bipartisan
Finora il Trattato AGOA, dal quale vengono in genere esclusi Paesi africani che non rispettano il libero mercato, i diritti umani o sono stati coinvolti in gravi conflitti regionali (ne sono attualmente esclusi fra gli altri l’Etiopia; e le Giunte militari golpiste dell’Africa Occidentale in Burkina Faso, Mali, Niger, Guinea, e Gabon), ha goduto di un ampio consenso “bipartisan” fra i Parlamentari americani, che ne sembravano condividere il principio ispiratore di favorire le economie del Continente e valorizzare le sue produzioni autoctone. Il probabile non rinnovo dell’AGOA può comportare la perdita di migliaia di posti di lavoro e la crisi o la chiusura di numerose imprese africane, e già sta riducendo gli investimenti in Africa nel settore tessile, in prospettiva dell’inaccessibilità del mercato americano, che rappresenta uno sbocco essenziale.
Le opportunità africane
Qualora sia in grado di rispondere in maniera coordinata, l’Africa ha comunque alcune frecce nel proprio arco per farsi ascoltare a Washington: ad esempio diversificando massicciamente le proprie esportazioni verso Cina, Giappone ed Europa; e soprattutto ponendo dei limiti, più o meno stringenti, all’acquisizione americana di minerali e terre rare, beni strategici per cui gli USA sono in competizione con gli altri principali Attori globali, primi fra tutti Cina e Russia.
Incrementare le industrie
Affinché gli Stati africani siano in grado di esportare, occorrerà che l’Ue faccia correre in parallelo gli investimenti nel Continente, per incrementare il numero delle sue industrie, rafforzare le infrastrutture, creare milioni di posti di lavoro, e ridurre le spinte alla migrazione irregolare. Tutti obiettivi ambiziosi e di lungo periodo, che vanno al di là della durata naturale del programma europeo Global Gateway, e dell’italiano Piano Mattei, e che richiedono un forte impegno dell’Ue a carattere permanente.
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