Presentato il Disegno di legge di Italia Viva per eleggere direttamente il capo del Governo
Ddl Sindaco d’Italia: il cittadino arbitro delle Istituzioni
Ieri Matteo Renzi ha rotto gli indugi, convocando una conferenza stampa per presentare una proposta di legge di revisione costituzionale che il governo non ha avuto la forza di fare in nove mesi: ‘Disposizioni per l’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri’. Una mossa che spariglia le carte.
Più che Meloni, melina. Fa melina il governo. Fa spallucce la maggioranza sulle grandi riforme che l’hanno portata a vincere le elezioni. Annunci, proclami. Poi si avvita dietro a battaglie marginali. Armi di distrazione di massa. E sul sindaco d’Italia, sull’elezione diretta del premier, hai voglia a chiamare Palazzo Chigi.
Battendo su quei tasti, il telefono della Presidente del Consiglio suona sempre occupato. E allora ieri Matteo Renzi ha rotto gli indugi, convocando una conferenza stampa per andare a vedere le carte che la coalizione di centrodestra si ostina a coprire. “Firmo qui di fronte a voi la proposta di legge di revisione costituzionale che il governo non ha avuto la forza di fare in nove mesi. Chiacchiera, chiacchiera ma non la fa, allora la presento io: ‘Disposizioni per l’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri’”.
La mossa è chiara. Il leader di Italia Viva si propone di ‘stanare’ la premier Giorgia Meloni, evidentemente intrappolata in un do ut des che si dimostra sempre meno pacifico con la Lega. Appare evidente come i due piatti della bilancia, premierato contro autonomia differenziata, al momento siano sbilanciati. I dissidi con il Carroccio che porta avanti il ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata bloccano i passi avanti del premierato.
Una riforma, quella sul “Sindaco d’Italia”, su cui l’ex premier è pronto a lavorare in Parlamento da subito: “Noi ci siamo a discuterla anche ad agosto – ha aggiunto – vediamo chi ci sta. Questo ddl a parole ha il consenso della maggioranza e di parte dell’opposizione, sono 9 mesi che fanno melina e noi il 1 agosto la mettiamo agli atti. Faceva anche parte integrante del programma elettorale del Terzo Polo. Se qualcuno ha cambiato idea lo dica. È finito il tempo delle chiacchiere”.
L’elezione diretta del presidente del consiglio è una proposta con 4 articoli della Costituzione concreti da modificare. “Non ce n’è per i rinvii e le perdite di tempo, la Meloni ci dica sì o no”, ha sollecitato Renzi in conferenza stampa. In tanti sembrano infatti colti da una amnesia collettiva. Meloni e Salvini, dopo la pubblicazione del programma elettorale, avevano manifestato la preferenza per il sistema francese. Quello in cui, con il secondo turno, le estreme non vincono, il che ha un tratto singolare. Meloni, provando ad ammorbidire il Pd, aveva ricordato che quello era lo schema della commissione bicamerale D’Alema. Vero, come è vero che fu il centrodestra a fare saltare tutto.
La Lega sul premierato non batte più. A sinistra il Pd ostaggio del radicalismo movimentista, figuriamoci. Inutile ricordare che il presidenzialismo in Francia è stato sostenuto da uno studioso di sinistra quale il politologo Maurice Duverger, che finì per candidarsi alle europee come indipendente nelle liste del Pci. Ma tant’è: neanche la storia della sinistra sembrano conoscere, i nuovi dirigenti del Nazareno.
Eppure, il sistema più apprezzato dai cittadini, quello dell’elezione diretta del Sindaco, è lì a dimostrare che l’indice di governabilità si può ottimizzare solo con il modello delle amministrazioni locali. I sindaci possono governare, per cinque anni riferiscono ai cittadini che hanno dato loro pieno mandato. Come può essere per il nuovo premier votato dai cittadini. E chi viene eletto per questo incarico sa di poter lavorare per anni con tranquillità perché protetto da un sistema istituzionale che garantisce la stabilità.
Un punto, quello della riforma del premierato, su cui qualche idea da chiarire sembra avere anche Azione. “Noi siamo per il rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio, ma non per la sua elezione diretta”, si smarca Carlo Calenda.
Un passo indietro curioso: sull’elezione diretta del premier Italia Viva e Azione, in effetti, avevano presentato il programma elettorale delle ultime elezioni. “Io sono fermo a quello che ci siamo detti in una riunione chiusa all’unanimità al Senato”, ha ribadito Renzi. “Se qualcuno ritiene di dover cambiare idea lo dica. L’elezione diretta del residente del coCnsiglio era nel programma e io la porto avanti”.
Anche nel centrodestra qualcuno segue le parole di Renzi. Come ieri il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, parlando dall’ospedale Santorso di Vicenza. “Ma così anche per il presidenzialismo. Se non passasse il presidenzialismo, è uno dei due impegni tra i tanti presi con i cittadini, che ci direbbero ‘Ma scusate, ci avete detto che andavate a governare per portare a casa l’autonomia e il presidenzialismo e l’avete messe nero su bianco: adesso approvatele’”, ha aggiunto il governatore veneto.
La mossa di Italia Viva scompiglia le carte, dipana la cortina fumogena, impone un pronunciamento chiaro della politica.
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