Il mondo va avanti. La pandemia non è ancora alle spalle ma la fine dello stato d’emergenza e l’abolizione di buona parte delle restrizioni hanno consentito all’Italia di ripartire dopo anni di forti sofferenze, anche di natura economica. Oggi il covid non è ancora sconfitto, i casi di contagio ci sono ma la situazione sembra essere sotto controllo. Per il governatore campano Vincenzo De Luca, che in questi anni è stato uno dei politici più presenti, mediaticamente, nella lotta al virus, la mascherina resta un dispositivo di protezione individuale sacro.

Al momento la regione Campania è l’unica in Italia in cui vige ancora l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto. Non contento, De Luca minaccia una delle sue celebri ordinanze. “In Campania tutti quelli che lavorano nelle strutture al chiuso, nei ristoranti, chi lavora in cucina o serve ai tavoli, devono mantenere la mascherina. Stiamo valutando – annuncia- se fare qualche ordinanza regionale più restrittiva, ma al di là delle ordinanze la mascherina serve a tutelare la vita nostra e dei nostri familiari”. In precedenza il governatore, a margine di una conferenza stampa sui trasporti (argomento che rappresenta uno dei veri handicap della Campania) a palazzo Santa Lucia, ha invitato i cittadini a mantenere la mascherina all’aperto a prescindere dalle decisioni del Governo.

“Dobbiamo stare attenti per il covid: ci sarà un rimescolamento sociale, arriverà gente da tutte le parti del mondo” spiega De Luca facendo riferimento alla ripresa del turismo e all’isola di Procida capitale della cultura. “Manteniamo la mascherina al di là dei decreti, contro decreti, le decisioni nazionali. Manteniamo la mascherina perché non ci possiamo rilassare, soprattutto in Campania e soprattutto nell’area metropolitana di Napoli. Nessuna drammatizzazione – ricorda – ma teniamo i piedi per terra altrimenti a ottobre dobbiamo richiudere tutto”.

Per ricordare il momento delicato, De Luca ha ricordato quanto sta accadendo a Shangai, in Cina, dove 25 milioni di cittadini sono stati messi in quarantena e a Philadelphia, negli Stati Uniti, dove sono state “riprese misure restrittive perché hanno registrato una diffusione di varianti estremamente pericolose”.

 

 

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