La decisione
De Luca: “La Consulta? Una tesi strampalata”. Il tabù del terzo mandato nello scontro tra eletti e nominati

Il giorno della verità per alcuni, quello delle certezze per altri. Dopo un’estenuante attesa è arrivata la pronuncia della Consulta: è incostituzionale la legge della Regione Campania che consente di candidarsi per un terzo mandato al presidente della Giunta regionale uscente che ha già svolto due mandati consecutivi. L’articolo 1 della legge della Regione Campania numero 16 del 2024 ha stabilito che, «ai fini dell’applicazione della presente disposizione, il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge». Un inciso con cui il legislatore campano – spiega la Corte Costituzionale – «ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo posto dal legislatore statale con la legge numero 165 del 2004, così violando l’articolo 122, primo comma, della Costituzione, che attribuisce al legislatore regionale il compito di disciplinare, tra l’altro, le ipotesi di ineleggibilità del presidente della Giunta regionale nel rispetto dei princìpi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica». A tal proposito viene ricordato che il divieto del terzo mandato consecutivo «opera per tutte le Regioni ordinarie», visto che hanno adottato «una qualsiasi legge in materia elettorale, nel contesto di una scelta statutaria a favore dell’elezione diretta del presidente della Giunta regionale».
Le parole di De Luca
De Luca parla di «straordinaria performance giuridica dell’alta corte», sostenendo che sia stata accolta «una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti». Poi ironizza: «La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà infatti cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti». Forza Italia apre al dialogo con tutti i consiglieri di centro che hanno condiviso un percorso con De Luca «e che da oggi possono sentirsi liberi di fare scelte diverse». «Siamo pronti a valutare la loro adesione a un progetto di cambiamento offrendo loro una casa in cui non sentirsi ospiti», afferma Fulvio Martusciello, coordinatore regionale di FI. Fratelli d’Italia esulta per bocca del senatore campano Domenico Matera: «Questo verdetto riafferma il principio di alternanza politica, fondamentale per un sistema democratico sano, e dimostra che le leggi devono essere applicate con coerenza, senza ricorrere a escamotage per perpetuare il potere». Mentre Andrea Martella, segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, va all’attacco contro il governatore leghista: «La lunga era di Zaia è finita. Nel bene e nel male, quello che poteva offrire alla nostra Regione lo ha già dato. Si ponga fine anche al teatrino sulle elezioni, si fissi subito la data e si smetta di perdere tempo. Basta giochetti, basta meline, basta strumentalizzazioni».
Mal comune mezzo gaudio
Si tratta di una decisione dirimente sia per le ambizioni dei governatori sia per la stabilità delle coalizioni. Nell’attesa della pronuncia, il tema è stato trattato a destra come a sinistra come una sorta di “mal comune mezzo gaudio”. Nel centrodestra la questione ha un identikit preciso, ed è quello di Luca Zaia che – non è un mistero – ambiva a un nuovo mandato. Diversa era la questione interna al Pd, che di un De Luca ter non voleva sentire parlare. La questione arrivata fino alla Corte tra governo e Regione Campania è l’atto finale di uno scontro che, lungo i confini delle aporie costituzionali, divide la politica locale da quella nazionale, “gli eletti dai nominati”, come sottolineano i signori delle preferenze a livello locale. La Lega sperava in una vittoria della Campania, e che il terzo mandato finisse di essere un tabù. Del resto, l’anomalia sembra essere quella di porre limiti a chi è eletto direttamente dai cittadini, mentre chi è nominato non ha limiti di sorta.
Terzo mandato in Trentino
Sullo sfondo invece è arrivata l’introduzione del terzo mandato in Trentino, dove il Consiglio della Provincia autonoma ha dato via libera, ponendo la questione nuovamente su un terreno politico che parte dal basso, dagli stessi Enti locali che ormai subiscono malamente le ingerenze romane. Ed è un tema estremamente trasversale, che affonda le sue radici in tutti i partiti. La parola della Consulta basterà per congelare il tema?
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