Il rientro slitta di 20 giorni?
De Luca chiude le scuole fino a fine gennaio, a casa medie e elementari: governo pronto a impugnare ordinanza
Il tira e molla è durato a lungo ma alla fine il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca ha deciso di chiudere le scuole medie ed elementari. “È irresponsabile aprire le scuole in questa condizione, non apriremo le medie e le elementari”, ha detto durante la diretta Facebook del venerdì. “È irresponsabile aprire le scuole il 10 gennaio. Per quello che ci riguarda non apriremo le medie e le elementari. Non ci sono le condizioni minime di sicurezza”.
“Al punto a cui siamo arrivati, per me la posizione più comoda sarebbe quella di non fare niente. Tutto quello che dovevamo fare per parlare chiaro, per denunciare le situazioni, lo abbiamo fatto per tempo e prima di tutti gli altri, ma io non mi sento di contemplare questo scivolare dell’Italia verso il disastro. C’è da stare male nel vedere il caos che sta crescendo in Italia in vista del 10 gennaio”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.
“Ho la sensazione – ha aggiunto De Luca in una diretta Facebook – che si mettano in piedi provvedimenti che finiscono per trasformare i nostri bambini in cavie sull’altare della politica politicante, dell’opportunismo e degli ideologismi. Questo capita quando si fanno scelte a prescindere da quella che è la realtà. E a volte le immagini pubbliche sono esattamente il contrario della verità, cioè chi prende queste misure apparentemente favorevoli al mondo della scuola fa esattamente il contrario, cioè prende misure che sono contro il mondo della scuola. C’è qualcuno che possa sostenere che aprire le scuole nel caos totale sia una misura che favorisce la didattica, la formazione, l’equilibrio psicologico dei nostri bambini? E’ esattamente il contrario, chi prende decisioni cervellotiche e non rapportate alla realtà vera dell’Italia è nemico della scuola, non amico”.
“Qualcuno può sostenere che aprire le scuole nel caos totale sia una misura che favorisce la didattica, la socialità, la tranquillità dei dirigenti e del personale scolastico? È il contrario: chi prende decisioni non rapportate alla realtà vera della Italia è nemico della scuola”, aveva esordito De Luca durante la diretta social del venerdì. “Con i dati che abbiamo – specifica – ci sono 3000 positivi nel personale scolastico e 19mila positivi nella fascia 0-19 anni. La percentuale di vaccinazione che registriamo al di sotto delle prime medie e nelle scuole elementari è meno del 10%”.
“Chiedo la collaborazione di presidi, docenti e pediatri per avere non venti giorni di riposo, ma per utilizzare al meglio queste giornate per sviluppare quanto più possibile la campagna di vaccinazione per i più piccoli“. “Non arriveremo a vaccinare i 400mila bambini che abbiamo in fascia 5-11 anni – dice – ma dobbiamo fare uno sforzo in più”. E spiega la decisione di fermare le lezioni tra i più piccoli con l’elevato numero di positivi tra il personale e gli alunni. “Un terzo delle scuole non aprirebbe comunque per il numero di positivi che ci sono e per le famiglie che decidono autonomamente di non mandare i figli a scuola – spiega – ci limitiamo a prendere atto della situazione e cercheremo di sviluppare nella misura maggiore la campagna di vaccinazione dedicata specificamente a bambini più piccoli, per consentire quanto prima possibile la didattica in presenza per i bambini”.
GOVERNO PRONTO A IMPUGNARE ORDINANZA – Il governo, dopo la sfuriata di De Luca che ha annunciato la chiusura di scuole elementari e medie per il mese di gennaio, è pronto a impugnare la decisione del governatore campano.
Per l’impugnativa, appresa da fonti di Palazzo Chigi, sarà necessario un passaggio nel prossimo consiglio dei ministri.
LE PAROLE DEL MINISTRO BIANCHI – La giornata è iniziata con le parole del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che annunciava nessun ripensamento da parte del Governo: le lezioni riprenderanno il 10 gennaio in presenza. Rispondendo così all’appello, firmato da oltre 1500 presidi, che chiedono di posticipare di due settimane- con lezioni in Dad- il ritorno in aula, in modo da vaccinare tutti gli alunni. La decisione del Governo è stata confermata anche dal sottosegretario alla salute Andrea Costa: “Riprenderemo il 10 con le nuove regole che garantiranno maggiore sicurezza” ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera. “Siamo molto attenti a voci che ci arrivano dal Paese, ma anche dalle tante voci che ci dicono che la scuola debba restare in presenza“, ha detto Bianchi. Il ministro ha parlato poi anche delle vaccinazioni, che rappresentano “la via da seguire”.
“Abbiamo dato 92 milioni al generale Figliuolo, di cui abbiamo la massima fiducia, perché possa fare tutti i test e siamo sempre intervenuti con il massimo di attenzione rispetto alle misure dell’altra sera“, ha proseguito. Secondo le nuove regole della scuola, infatti, approvate il 5 gennaio, sono previsti testing nelle scuole primarie con un positivo in classe. Nelle scuole secondarie subentra la distinzione tra vaccinati e non vaccinati. “Nel caso dei bambini più piccoli, quando si hanno due casi, ma solo in quella situazione specifica, si va in sospensione dell’attività in presenza e si va a distanza, mentre per i più grandi abbiamo preso una misura, che è quella europea, che dice che in presenza di un caso c’è la sorveglianza con la possibilità di fare tutte le verifiche. Ricordo – ha poi concluso ministro – che in termini di vaccinazioni siamo il paese più avanti in tutta Europa”.
I presidi non ci stanno e prevedono frammentazione, interruzioni delle lezioni e anche una scarsa efficacia formativa. C’è anche chi sottolinea una discriminazione tra grandi e piccoli con il nuovo protocollo sulla scuola. Ma il sottosegretario Costa sottolinea che la scuola riprenderà il 10 gennaio in presenza e che “non si tratta di discriminazioni, ma di situazioni diverse dovute alle vaccinazioni. La campagna vaccinale per la fascia 12-19 anni è già iniziata da tempo. Oltre il 70 per cento è vaccinato. Con coerenza possiamo applicare regole diverse“.
In altri Paesi con un numero anche più elevato di contagi non sono state applicate regole così stringenti: “Troppe volte col tempo abbiamo rilevato che era meglio non prendere esempi da altri. Non esiste un manuale anti-Covid. E a volte abbiamo fatto meglio noi. Il governo Draghi ha sempre scelto la gradualità e la cautela” evidenzia il sottosegretario Costa. Sul distanziamento e la qualità dell’aria, riconosce, si poteva fare di più: “Paghiamo scelte del passato che ci danno scuole non adeguate. Molti fondi del Pnrr saranno investiti sull’edilizia scolastica. Probabilmente si poteva. Ma è un po’ come per i trasporti“.
Antonello Giannelli, presidente dell’Anp- Associazione Nazionale Presidi– è tornato questa mattina sull’argomento nel corso di un intervento a Radio Cusano Campus. Per quanto riguarda il rientro a scuola in presenza il 10 gennaio “il governo non si è consultato con noi. Abbiamo incontrato il ministro il 4 gennaio e in quell’occasione io ho ritenuto opportuno dirgli che sarebbe stato meglio rimandare di qualche settimana il rientro in presenza” ha spiegato. “In quelle due settimane si potrebbe alzare la percentuale di alunni vaccinati, si potrebbe organizzare la distribuzione di mascherine ffp2 e organizzare sul territorio una campagna di testing degna di questo nome.” Secondo Giannelli il nostro Ssn non è in grado di assicurare il tracciamento nei tempi previsti, considerando il numero dei contagi, lamentando una ‘demonizzazione della Dad’.
“Se stiamo 2-3 settimane in Dad non succede nulla, c’è una demonizzazione della dad che è senza senso. Capisco– ha aggiunto- che il governo abbia la sola preoccupazione delle persone che per lavorare hanno bisogno di lasciare i figli a qualcuno. La scuola viene considerata solo un servizio sociale, tutto il resto è contorno e marginale. La scuola ha anche questa funzione, ma non può ridursi solo a questo“.
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