In un articolo di qualche tempo fa su questa rubrica, paragonavo i due diversi sistemi di potere della segretaria del Pd Schlein e del governatore campano De Luca. La prima ha organizzato il suo potere come se fosse un sistema planetario, con lei al centro e i pianeti – le tante correnti personali del Pd – che le ruotano intorno. Il secondo, De Luca, più tradizionale, ha sempre avuto un sistema di potere piramidale. Lui, come Pitagora, è una sorta di divinità, un capo assoluto, infallibile e indiscusso. Intorno a lui i discepoli divisi in due categorie; i pitagorici, pochi e intimi, ammessi alla presenza del capo; gli acusmatici, ammessi ad ubbidire e divulgare la dottrina.
De Luca e le vicende giudiziarie
Lo scontro tra i due sistemi di potere sembra arrivato al suo punto decisivo. A scatenare una vera propria caccia all’uomo dei pianeti che orbitano intorno alla Schlein, nei confronti di De Luca, sono state due vicende giudiziarie che hanno colpito due uomini molto vicini al governatore campano, il presidente della provincia di salernitana Franco Alfieri e il consigliere regionale casertano Giovanni Zannini.
La scuola pitagorica finì perché potere costituito di Crotone, preoccupato della crescente influenza della scuola sul popolo, nel 500 a.C. organizzò un vero e proprio assalto, disperse insegnanti e discepoli e tentò di assassinare Pitagora. Allo stesso modo la segreteria nazionale del Pd sta approfittando delle disavventure giudiziarie di alcuni adepti della scuola, per dare l’assalto al potere deluchiano.
De Luca, Pitagora e le città di mare
Pitagora nacque intorno al 570 a.c. sull’isola di Samo, in Grecia. La sua vita è avvolta nel mistero e molte delle informazioni che abbiamo su di lui provengono da racconti successivi, spesso leggendari. Si pensa che abbia viaggiato in Egitto e Babilonia, dove potrebbe aver appreso conoscenze matematiche e filosofiche che avrebbero influenzato il suo pensiero. Intorno al 530 a.C. si stabilì a Crotone, dove fondò una comunità filosofica e religiosa, nota come la Scuola Pitagorica. Questa comunità non era solo un gruppo di studiosi, ma anche un movimento sociale e religioso che seguiva rigidi princìpi morali e pratiche religiose.
Naturalmente Pitagora risuona ancora nelle aule di tutte le scuole grazie al suo famosissimo teorema geometrico, che dimostra che in un triangolo rettangolo, la superficie di un quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla superficie dei quadrati costruiti sui due cateti. La sua influenza va ben oltre la geometria. Si estende alla teoria dei numeri e spazia fino all’invenzione dell’armonia musicale, che si deve proprio al genio di Pitagora. Come si è detto, esercitava un fascino notevole sulle persone, e i suoi seguaci lo venerano come un Dio. In poche parole, aveva carisma.
Anche De Luca da Ruvo del Monte, in Lucania, si trasferì in una città di mare come Salerno. È stato a lungo un dirigente del Pci e ha fatto per intero il cursus honorum che veniva richiesto ai suoi dirigenti. Da segretario provinciale entrò nella giunta presieduta dal sindaco socialista Giordano, e quando questi fu ingiustamente arrestato, divenne temporaneamente sindaco e poi si candidò a sindaco e vinse. Era il lontano 1993 e partecipò alla cosiddetta stagione dei sindaci eletti direttamente. Ha doti tribunizie importanti. Grazie alla sua voce imponente e alle sue doti recitative, esercita un notevole carisma, mirabilmente rappresentato ed esaltato da Crozza. Alterna durezza e ironia, gravità e sarcasmo. Non è facile sostenere un dialogo con De Luca e, si narra, i suoi seguaci ne sono al contempo affascinati e terrorizzati.
De Luca e i duelli interni al Pd
Hanno fatto storia alcuni suoi duelli interni. Quello iniziale negli anni settanta, e mai finito, con un colto e raffinato deputato che è stato il suo primo bersaglio, Isaia Sales. Poi il duello rusticano con Antonio Bassolino. Ha saputo modificare i suoi tratti nel tempo. La sua intuizione di utilizzare la tv alla Berlusconi per parlare direttamente alla sua città, ha fatto scuola. Soprattutto ha saputo costruire un modello di esercizio del potere: pragmatico nella gestione amministrativa, Stalinista in quella del partito.
Ora De Luca si trova a un bivio. Tutto il gruppo dirigente nazionale si vuole sbarazzare di lui, pure a costo di perdere il governo della Campania. Stavolta la resistenza sembra fiaccata e alcuni adombrano un cedimento per proteggere il percorso politico di suo figlio, che fa il parlamentare, ma che non possiede le doti carismatiche del padre.
Personalmente non credo che cederà. Come Pitagora, tenterà un ultimo guizzo, un ultimo colpo di genio per giungere al terzo mandato. Anche a costo di andare contro il partito che lo odia, che lui odia, ma non ha mai abbandonato.
La sua scuola resisterà o sarà polverizzata dal sistema solare e planetario di Elly Schlein?