De Magistris è un disco rotto: Napoli ha bisogno di serenità, sobrietà e rilancio

Sono fiero di essere italiano, quando il mio presidente della Repubblica bacchetta l’algida governatrice della Banca Centrale Europea che fa la rigorista contro di noi, mente la casa brucia e l’incendio divampa in tutto il continente. Mi sento orgogliosamente napoletano nel sentire la gente cantare sui balconi per darsi coraggio, pratica a cui non partecipo solo perché sono stonato. Sul modo di incarnare e interpretare il ruolo dei poteri territoriali, invece, vorrei distinguere. Il presidente della Regione Campania è di quelli che nelle emergenze si esaltano e fanno venire fuori il lato, per così dire, “ducesco”.

Non si può negare che abbia decisamente preso in mano la situazione, che si sia assunto insomma le responsabilità alle quali ci si aspetta che un capo di governo – centrale o locale che egli sia – non si sottragga. Magari con qualche esagerazione, diciamolo. Forse è un po’ troppo che invochi l’esercito per controllare se la gente è in strada per effettive necessità (una dritta: vedo su Facebook che molti si procurano cani, giacché la quotidiana passeggiatina igienica degli amati amici a quattro zampe è esente da limitazioni, anche se non ci pensavano prima). Ringraziamo commossi – ma anche no – che ci indichi letture edificanti da fare mentre siamo costretti a casa.

Paternalistico, insomma, ma si sa: la paternità lui ce l’ha nel sangue, ‘e figlie so’ piezz’e core. Fermandosi a Napoli, ma passando da San Matteo – che del resto è forestiero, protegge com’è noto la Salerno del nostro – a San Giacomo, a piazza Municipio e nel palazzo che gli è dedicato incontriamo il sindaco Masaniello, quello che proprio non ce la fa a tenersi un cece in bocca. L’ultima esternazione è quella dell’identità stracittadina e sudista e suona così: se fossimo stati noi la terra da cui si è diffuso il contagio verso tutto il Paese, vi figurate la boria razzista?

Sta bene, magari lo pensiamo in molti, anche se abbiamo il cuore gonfio, perché chi non ce l’ha un parente o un amico – o più – in Lombardia? Mettiamo pure che Gigino non è proprio immaginabile come un personaggio dall’autocontrollo britannico, ma insomma le physique du rôle (al quale è abbastanza narciso da tenerci) imporrebbe maggiore autocontrollo nelle esternazioni.

I due personaggi di cui si parla hanno invero un modo diverso di prepararsi ai cimenti elettorali che, passata l’emergenza, li riguarderanno. Uno punta tutto sull’immagine di sergente di ferro, tutto ordine e disciplina, per recuperare consensi anche tra le sue fila. Un altro rispolvera le origini baricadere, l’“avimmo scassato”. Peccato per lui che questo disco sia rotto, che “la musica è finita, gli amici se ne vanno” e che la gente abbia desiderio di serenità, sobrietà e discorsi – ma soprattutto di opere – di costruzione e di rilancio.