La candidata arancione alle comunali
De Magistris indica come erede Alessandra Clemente, ma il fratello e la cognata hanno altre prospettive
Se non fosse in gioco il futuro di Napoli, ridotta a un ammasso di debiti e disservizi, ci sarebbe da ridere. Ma come? Dopo settimane di “suspence” il sindaco Luigi de Magistris annuncia la sua candidata alle prossime comunali e il fratello Claudio e la cognata Paola che fanno? Partecipano all’assemblea dei Ricostituenti, uno dei due movimenti civici nati con l’obiettivo di risollevare le sorti di una città devastata dall’amministrazione arancione. Segno che de Magistris è solo e che il nome di Alessandra Clemente scalda poco i cuori dell’elettorato, incluso quello più vicino all’ex pm. Dema si è detto «pronto a fare l’allenatore» e si è presentato come «garante di una squadra equilibrata». E, in un video diffuso attraverso la webTV del Comune, ha chiarito che Clemente «non è l’erede naturale o la predestinata», ma «la persona più utile per aprire un ragionamento con la città, al nostro interno, con la nostra maggioranza, con chi ha fatto il viaggio insieme a noi e con i partiti».
A dispetto delle esternazioni di de Magistris, quella della Clemente appare una candidatura inconsistente. Anzi, un nome lanciato da un sindaco senza alcun peso politico con l’unico scopo di sedersi a trattare con le altre forze politiche in campo. A suggerirlo è il fatto che Claudio de Magistris e la compagna Paola Lattaro, rispettivamente fratello e cognata del primo cittadino, abbiano partecipato alla convention dei Ricostituenti. Con loro anche Carmine Piscopo, assessore comunale all’Urbanistica e responsabile nazionale di Dema, il movimento fondato dal sindaco e da mesi sparito dai radar della politica. Insomma, mentre il sindaco annuncia il suo (ipotetico) successore, le persone a lui naturalmente più vicine guardano altrove.
Il che dimostra come l’indicazione della Clemente altro non sia che un modo per coprire un vuoto di prospettiva. A de Magistris manca una visione politica. Non ha più una maggioranza e questo lo costringe ad affidarsi all’attaccamento alla poltrona di qualche esponente dell’opposizione per fare in modo che alle sedute del Consiglio comunale non manchi il numero legale. Non è più in grado di dettare le condizioni al centrosinistra, visto che le recenti elezioni regionali hanno rafforzato il Partito democratico contribuendo a spingere il primo cittadino in un cul de sac. E a questo sostanziale isolamento rimedia bruciando il nome della Clemente come ha già fatto a gennaio scorso, lanciando la sua fedelissima Annamaria Palmieri per le suppletive nel collegio del Vomero salvo poi convergere su Sandro Ruotolo.
Quello che manca, inoltre, è una strategia di governance. La fase storica in atto è cruciale per l’Italia, a maggior ragione per Napoli: il modello di sviluppo turistico sul quale de Magistris aveva puntato è stato travolto dalla pandemia e ora si tratta di restituite alla città il suo ruolo di capitale produttiva e culturale del Mezzogiorno. Il Comune è travolto dai debiti, c’è un’emergenza sanitaria ed economica da affrontare, servono idee e progetti da finanziare col Recovery Fund. In questo scenario, Dema non sa fare altro che proporre un nome del tutto inadeguato: se nel 2011 l’ex pm poteva legittimamente presentarsi come candidato di rottura con un passato segnato dall’emergenza rifiuti, l’attuale fase storica impone la ricerca di personalità solide e strutturate, in grado di cogliere l’opportunità di cambiamento che il Covid ha offerto. De Magistris sembra non averlo capito. Il fratello e la cognata, in qualche modo, sì.
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