Il debito commissariale è ingiusto perché frutto dell’operato di soggetti non eletti dai napoletani, quindi il Comune non lo paga. Ecco la logica alla base della delibera approvata dalla giunta di Palazzo San Giacomo e che, a dispetto dei proclami del sindaco Luigi de Magistris, rischia di aggravare ulteriormente la già precaria situazione economico-finanziaria dell’ente. Già, perché contro quell’atto potrebbe abbattersi la scure dei creditori, pronti a tutto pur di incassare decine di milioni che il Comune deve loro, e della Corte dei Conti, chiamata a esprimersi sul bilancio presentato dall’amministrazione.

Nei giorni scorsi la giunta comunale ha approvato una delibera con la quale si dispone lo stralcio dal bilancio – e quindi l’accollo allo Stato italiano – dei debiti contratti durante cinque commissariamenti che hanno interessato la città di Napoli: quello per il sottosuolo, rischio idrogeologico, post-terremoto, emergenza rifiuti e Bagnoli. Cifre da capogiro, se si pensa che il solo commissariamento post-terremoto, dal 2011 a oggi, ha comportato un esborso di oltre 200 milioni di euro mentre quello per l’emergenza rifiuti ha finora pesato per 66 milioni. Per de Magistris quei debiti sono “ingiusti” perché “contratti dai commissari straordinari, ovvero da soggetti non eletti dalla popolazione”. E quindi a pagarli deve essere lo Stato, non certo il Comune. Ma quello che il sindaco presenta come un atto rivoluzionario, peraltro “frutto del contributo di importanti giuristi” come il vicepresidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena, si traduce nell’ennesimo bluff che rischia di avere pesanti conseguenze per Napoli.

Ne è convinto Ferdinando Pinto, docente di Diritto amministrativo presso l’università Federico II, in passato sindaco di Sorrento. “Quella delibera non ha alcun fondamento sotto il profilo del diritto amministrativo e le sue conseguenze potrebbero essere devastanti”. Lo stralcio dei debiti commissariali, infatti, è destinato a confluire nel bilancio di previsione per il 2021, l’ultimo che la maggioranza di de Magistris dovrà approvare. “È difficile – prosegue Pinto – che i giudici possano esprimere parere positivo su quel documento. Anzi, i giudici potrebbero segnalare la vicenda alla Procura e, di conseguenza, una responsabilità erariale potrebbe essere contestata a tutti i consiglieri che dovessero votare a favore del bilancio”. Il motivo? Nell’immediato, la delibera che dispone lo stralcio del “debito ingiusto” porterà alla sospensione dei pagamenti verso i creditori.

Dopodiché questi ultimi, con ogni probabilità, si rivolgeranno ai giudici per recuperare il denaro. Con la conseguenza che quelle stesse somme, tra interessi e spese legali, lieviteranno appesantendo ulteriormente le casse comunali. “Ciò che inquieta – conclude Pinto – è lo spirito che si cela dietro la delibera: il Comune mette in discussione la separazione dei poteri, sostituendosi di fatto alla magistratura, e dimentica i fondamenti dello Stato di diritto, in cui si è debitori per legge a prescindere dal fatto che ciò possa risultare più o meno giusto. Roba da ayatollah”. Ma che cosa ne pensano quelli che hanno condiviso una parte del percorso amministrativo di de Magistris?

L’economista Riccardo Realfonzo, assessore al Bilancio dal 2011 al 2012, la prende con ironia: “La delibera di giunta è una soluzione straordinaria, equilibrata, certamente in linea con le norme e soprattutto rivoluzionaria. Immagino che il senatore Ruotolo, recentemente eletto al Senato a seguito dell’alleanza tra le forze di sinistra e il sindaco de Magistris, ne farà subito la sua bandiera e si occuperà di portarla avanti in Parlamento così da cancellare il debito per tutti i Comuni italiani”.

Ironia a parte, le condizioni economico-finanziarie del Comune di Napoli sono sotto gli occhi di tutti: un disavanzo passato da 800 milioni a quasi tre miliardi di euro, 63mila unità di patrimonio immobiliare che producono costi da erogare anziché reddito, affissioni pubblicitarie che gravano sulle casse comunali per tre milioni e fronte di un milione e mezzo di introiti, meno del 20 per cento di multe riscosse e solo il 40 per cento di tributi incassati. Numeri poco incoraggianti. Ne è consapevole Bernardino Tuccillo, ex assessore al Patrimonio di Napoli: “Davanti alla drammatica crisi innescata dal Coronavirus l’amministrazione de Magistris pensa solo a garantirsi un minimo di visibilità e sopravvivenza politica. Di un piano di risanamento, basato su scelte rigorose ed equilibrate, nemmeno l’ombra”.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.