Ora non ci sono più ostacoli. Mercoledì 25 settembre il titolare del dicastero per l’Economia, Giancarlo Giorgetti, presenterà in Consiglio dei Ministri il “Piano strutturale di Bilancio” cioè quella che una volta era la nuova manovra finanziaria. L’Esecutivo di Giorgia Meloni, infatti, ha aspettato la “revisione generale dei conti pubblici” pubblicata dall’Istat nella mattinata di lunedì 23 settembre. L’obiettivo è quello di indicare interventi finanziari ed economici più rispondenti alla realtà dell’Italia. Il risultato? Migliora la situazione di contesto dell’Italia ma per il Governo si conferma l’assenza di qualsiasi tesoretto.

I numeri dell’Istat

Cominciamo con le buone notizie per il sistema Italia. Contrariamente a quanto previsto nel Def, documento di economia e finanza, del 2023 il debito pubblico italiano si è attestato al 134,6 per cento rispetto ad una previsione del 137,3 per cento. Cosa vuol dire per gli italiani? Che il debito generato durante il Covid, necessario per aiutare le persone che non lavoravano, è stato ampiamente riassorbito dal sistema grazie all’aumento del prodotto interno lordo. Non solo. Il deficit italiano (il rapporto tra il fabbisogno di cassa e il prodotto interno lordo) è passato dal 7,4 per cento al 7,2 per cento.

Da dove derivano questi numeri? Nel corso del 2021 e del 2022 il prodotto interno lordo italiano è cresciuto più delle aspettative. Sulla base dei nuovi dati, nel 2022 il Pil in volume è aumentato del 4,7 per cento, al rialzo di 0,7 punti percentuali, nel 2021 è cresciuto dell’8,9 per cento, con una revisione di più 0,6 punti percentuali. Le cose non vanno altrettanto bene per il prodotto interno lordo del 2023. In questo caso, il report Istat peggiora le stime del Governo pari allo 0,9 per cento per portarle allo 0,7 per cento. Anche se, in termini di volume, la crescita si porta per la prima ai livelli pre-crisi finanziaria del 2008. In termini nominali, il Pil 2023 sale di 42,6 miliardi, così come quelli relativi a 2022 (34,2 miliardi) e 2021 (20,57 miliardi).

Il ministro

Mantiene la barra dritta puntata alla prudenza il ministro Giancarlo Giorgetti. In una nota, spiega che “La revisione dei dati comunicati da Istat è di lieve entità e non cambia i principi e il quadro del Piano strutturale di bilancio già esaminato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 17 settembre. Il piano strutturale di bilancio sarà rifinito alla luce dei numeri comunicati da Istat”. Tradotto in parole povere: non ci sono tesoretti, nessun regalo dalle analisi Istat. Non si potranno fare aggiustamenti di bilancio verso ulteriori spese nonostante, secondo alcuni calcoli, la revisione al ribasso del deficit libererebbe circa 2 miliardi di euro.

Manovra di bilancio

In ogni caso, il Governo Meloni mercoledì prossimo dovrebbe scoprire le carte e spiegare in che modo pensa di attuare il piano di rientro che sarà presentato a Bruxelles. Secondo le nuove regole del Patto di Stabilità, approvato anche dall’Esecutivo italiano in carica, il Belpaese dovrà attuare una correzione nei conti dello 0,5 per cento l’anno fino al 2031: un intervento di circa 13 miliardi di euro. Alla luce dell’andamento del debito pubblico migliore di quanto stimato dal Governo, con Bruxelles si potrebbe tentare la carta della trattativa e far scendere quella cifra in cambio di rigore da parte di Roma. Ciò libererebbe qualche miliardo da destinare o alla sanità (l’Esecutivo vorrebbe metterne due o tre) oppure agli interventi di natura sociale. Così come stanno le cose, Palazzo Chigi potrebbe solo confermare gli impegni realizzati negli scorsi anni: taglio del cuneo fiscale e revisione delle aliquote Irpef.

Fede alle promesse elettorali

Molto dipenderà dall’andamento delle entrate. L’extra gettito dovrebbe attestarsi a 20 miliardi mentre ancora non è possibile stimare se esso diventerà strutturale anche per i prossimi anni. Bisognerà poi chiedere qualche sacrificio ai ministeri mentre balla ancora il “contributo” straordinario sugli extra profitti degli istituti di credito e delle assicurazioni. Anche se, in base ad alcune indiscrezioni, pare che non ci sarà alcun prelievo ma solo una moral suasion” da parte del Governo nei confronti delle banche per favorire il credito a famiglie e imprese. Senza contare che sul tavolo ci sono ancora i rinnovi contrattuali della pubblica amministrazione e l’ipotesi di estendere la flat tax delle partite Iva a soglie di reddito più basse. Toccherà a Giorgetti mantenere il rigore, garantire serietà sul debito e tenere fede alle promesse elettorali.

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